Foto escursione Val Varaita
Le rocce
L'attesa è un sentimento che logora.
Sì, io lo considero un sentimento, più che una condanna perchè attendere è una condanna: fare, agire, decidere, muoversi... sono iniziative che completano, che ti proiettano lungo il cammino del tempo da protagonista.
L'attesa è la nemesi di tutto questo.
Andare al rifugio Melezè in Val Varaita era un sentimento che covavo da novembre, quando ho completato il programma... poi c'è stata la presentazione e nel raccontare le meraviglie che avremmo visto era già compiere un primo passo.
Marzo, saremmo dovuti andare a marzo... il finimondo ci ha bloccati.
La giornata s'era aperta nel migliore dei modi, ripagandoci di quanto perso in inverno. Mentre attendevo gli amici di Torino sul piazzale del rifugio, cercavo di immaginare la neve, rivedevo le innumerevoli immagini della webcam viste mentre la condanna all'attesa veniva scontata e le collocavo al loro posto: sarebbe stato davvero bello con la neve!
L'ambiziosa destinazione, dopo l'attesa, non poteva che essere la cima della Mongioia, tra Italia e Francia, una delle più alte vette della provincia di Cuneo... la regina della Val Varaita di Bellino.
Molti metri di dislivello da superare, molti chilometri percorsi in auto... poche ore di sonno... ma cosa conta tutto ciò quando l'attesa finisce... la condanna è scontata?
La valle è ampia, la salita a tratti insidiosa altre volte piacevole... la compagnia solo piacevole come sempre: gli amici di Torino, alcuni appena conosciuti, persone che sarebbero potute essere vicini di casa tanto la sintonia era perfetta.
Gli alpeggi si susseguono, alcuni ancora abitati altri, forse, appena abbandonati: sono ben curati, sono un patrimonio etnografico che rimane a salvaguardia del territorio, sono pietre vive.
Dopo un lungo... riposante... disorientante altopiano la via s'impenna, la montagna mostra la sua imponente figura, le pietre si spaccano, si fessurano, si frantumano in un caos compatto che riflette la luce implacabile del sole. Dal passo di Salza la montagna incombe fiera, le sue rocce non piegate dal passaggio di altri come noi: è il guardiano della valle.
Dal passo la Francia dispiega le sue cime. Quanto inutili sembrano da quassù queste formali divisioni: le rocce sono fuse, ciò che le ha rese tali non conosceva la malizia dell'uomo nel dividerle con un tratto di penna, fanno tutte parte della stessa famiglia e noi, appassionati, ne siamo i figli.
La quota, la fatica, le poche ore di sonno... la giornata sbagliata... mi hanno fermato al passo: ho salutato gli amici che sono saliti, ho salutato la Mongioia, per me, non raggiunta e mi sono steso tra le rocce a riposare.
Comunque sia andata, ero dove amavo essere: a un passo dall'andare oltre, a osservare un altro destino... a immaginare un'altra attesa.
I pianori
La serata è stata una festa, la festa di Silvia, l'amica di Torino conosciuta poco lontano... durante il trekking del Monviso. Ci siamo tenuti in contatto, abbiamo fatto altre escursioni assieme.
La nuova destinazione era verso un'altra parte di valle, veros un'altra cima... Rocca la Marchisa, a far da spartiacque con la vicina Val Maira, una valle collocata nel mio futuro.
Un anello, questa volta, verso Costa Sturana, un'affilato spartiacque montuoso dalle due facce.
Saliamo all'ombra e quando sbuchiamo nell'ampio Pianoro di Traversagn dominato da montagne rese azzurre dall'ombra del sole dietro di esse... beh, tutta la fatica del giorno prima vola via, si perde nei prati come il sentiero ha più volte fatto, sale a conquistare il dolce fianco erboso della Costa Sturana quasi volesse prendere il volo, gettarsi oltre esso e rotolare...
Il fianco verso il fondo valle è una picchiata rocciosa, un bastione armato di spigoli e ghiaie, una difesa non verbale al pianoro che custodisce.
Pranziamo lassù, la discesa è l'antipasto del commiato e quindi lo centelliniamo, scoprendo le antiche miniere, cercando deviazioni per non lasciarci così, il tempo volato via, l'elastico teso della vita in pianura a reclamarci: più lontano andiamo, più forte diventa nel reclamarci a sé.
Costa Staurana osserva mentre lasciamo il suo prezioso anfiteatro mentre percorriamo le balze che divallano inesorabili. Rubiamno immagini, non possiamo far di più quel giorno.
Ci salutiamo forse troppo affrettatamente, come ogni saluto e come in ogni occasione.
La Val Varaita ci ha conquistati, noi l'abbiamo lasciata fare volentieri.
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