Foto escursione alle Scortigare e ai Cordoni in Lessinia
Tranquilla Lessinia.
Giungere al rifugio Podestaria, antica residenza estiva del podestà di Verona, vuol dire entrare nel cuore della Lessinia, la regione montuosa che dalla pianura veneta sale verso il trentino con mille balze dolci e verdi: Bosco Chiesanuova il centro abitato veronese più importante, Ala l’uscita autostradale lungo l’Autobrennero, giù nella trafficata vita di chi si muove velocemente senza osservare ciò che sfiora. Una strada bianca conduce al rifugio, ancora chiuso nel giorno sorto da tempo: le colline e il silenzio ci mostrano questa antica magione stagliarsi nel cielo azzurro venato di striature bianche simili a onde, quasi fosse su di un promontorio marino. Settembre, non ci sono boschi in questo ondulato altopiano per poter ammirare il foliage autunnale, ma i declivi biondi e verdi ci ricordano del tempo estivo che davvero inizia a cedere il passo a una stagione alle volte ombrosa e piovosa, ma che anch’essa racchiude in se un fascino diverso: ho sempre trascorso in città la fine dell’estate e il piovoso autunno, a pensare al nuovo anno escursionistico che sarebbe iniziato… ma quest’anno sono in anticipo con la mia programmazione, posso godermi una nuova stagione.
Giungere al rifugio Podestaria, antica residenza estiva del podestà di Verona, vuol dire entrare nel cuore della Lessinia, la regione montuosa che dalla pianura veneta sale verso il trentino con mille balze dolci e verdi: Bosco Chiesanuova il centro abitato veronese più importante, Ala l’uscita autostradale lungo l’Autobrennero, giù nella trafficata vita di chi si muove velocemente senza osservare ciò che sfiora. Una strada bianca conduce al rifugio, ancora chiuso nel giorno sorto da tempo: le colline e il silenzio ci mostrano questa antica magione stagliarsi nel cielo azzurro venato di striature bianche simili a onde, quasi fosse su di un promontorio marino. Settembre, non ci sono boschi in questo ondulato altopiano per poter ammirare il foliage autunnale, ma i declivi biondi e verdi ci ricordano del tempo estivo che davvero inizia a cedere il passo a una stagione alle volte ombrosa e piovosa, ma che anch’essa racchiude in se un fascino diverso: ho sempre trascorso in città la fine dell’estate e il piovoso autunno, a pensare al nuovo anno escursionistico che sarebbe iniziato… ma quest’anno sono in anticipo con la mia programmazione, posso godermi una nuova stagione.
Percorriamo altre
strade bianche, sfioriamo malghe vive e ne vediamo altre lontano a presidiare i
rilievi segnandoci la strada. I rilievi sono troppo dolci, poco scoscesi e
quindi lo Sci Alpino, che tanto attrae ma tanto deturpa e intristisce il
paesaggio finita la sua stagione, non trova attinenza. Immagino l’inverno… lo
Sci Nordico la fa da padrone più a valle, abbiamo incontrato il Centro Fondo
salendo… ciapolare lungo le strade forestali o a casaccio nel caso… immagino il
silenzio ovattato e lo sguardo che corre lontano perdendosi… Giungiamo all’ex
caserma, ora rifugio, Castelberto, sul confine austro-ungarico che corre sotto
i nostri piedi, invisibile. E’ il rifugio più alto della zona, la malga
Lessinia è molto più giù e davanti a noi la Malga Foppiano non sappiamo se
potremo utilizzarla come punto di ristoro. Lo chiedo, ma mi viene risposto che
non la conoscono… nel piazzale del rifugio una grande tabella illustra i
percorsi escursionistici dal rifugio Castelberto e la malga Foppiano è citata…
ma forse l’inesperienza, la fretta (eravamo i primi escursionisti della
giornata) o l’ignoranza (Roberto ha chiesto un panino allo speck e gli hanno
dato un panino al salame) non ci depistano e proseguiamo il nostro itinerario
in questa dolce terra veronese.
Peccato, è stata persa un'occasione di essere ricordati tra le cose belle della Lessinia.
Peccato, è stata persa un'occasione di essere ricordati tra le cose belle della Lessinia.
Nei dolci pascoli
nascono le strane conformazioni rocciose avvolte dall’erba, isole di pietra
spezzate che sembrano ruderi di qualche megalitico edificio preistorico: gli
alpeggi ne sono pieni, isole separate tra loro quanto le odierne malghe e
presidiare e a vivacizzare il territorio. Ne troveremo di ancor più monumentali
lungo i fianchi del monte Arguz, dopo Malga Foppiano (già, perché esiste e la
raggiungeremo facilmente dopo una lunga, intensa discesa nel bosco) e dopo
essere passati vicino alle vere padrone del territorio: miti vacche al pascolo,
a piccoli gruppi o solitarie, che ci osservano con il loro tipico sguardo
sorpreso, di chi si trova un intruso in casa propria. Proprio la discesa nel
bosco verso Malga Foppiano ci sorprende: dopo una curva l’altopiano cambia
pelle e diventa tipicamente alpino, la malga ad osservare le lontane Alpi
trento-atesine. Risaliamo e discendiamo nuove collinette, il rifugio
Castelberto sul cocuzzolo ci fa da punto di orientamento e giunti all’ultima
salita ci concediamo la pausa. Abbiamo seguito antichi muri, scivolato lungo i
fianchi dell’Arguz e la sosta nel nuovo sole, dopo il bosco ombroso color
miele, è il regalo che ci meritiamo.
Ci sono nuovi amici
nel nostro gruppo, amalgamarsi in questo dolce territorio è facile, amalgamarsi
durante l’attività all’aperto fatta “a passo lento” quasi naturale: c’è tempo
per parlare, per ridere, per commentare… la frenesia degli sport di velocità la
lascio, la lasciamo, ad altri.
Tornati al rifugio Podestaria, ora aperto, foto di gruppo e torta: la giornata finisce… questa, le prossime inizieranno a breve, è certo.
Tornati al rifugio Podestaria, ora aperto, foto di gruppo e torta: la giornata finisce… questa, le prossime inizieranno a breve, è certo.
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