Foto escursione Forte Valledrane

Semaforo giallo... partenza.
In effetti il giallo indica attenzione e se la Lombardia è divenuta gialla è perchè s'è fatta attenzione e si sono rispettate le regole, almeno nel suo complesso e nel complesso degli abitanti lombardi.
Per questo motivo, per la prima escursione dopo le regole restrittive della zona rossa e arancione, ho voluto privilegiare la Lombardia come meta.
Forte di Valledrane, Lago d'Idro (BS), segmento dell'Alta Via dei Forti. Su queste prealpi, che ho sempre scorto andando risalendo la val Sabbia in direzione del Brenta... e a cui non ho mai dato molto credito e prestato molta attenzione... si cela un pezzo di storia recente... di storia bellica, tributato in due principali itinerari tematici: l'Alta Via dei Forti e il Sentiero della Libertà e dei Caduti Trevigiani (Treviso Bresciano). L'Alta Via dei Forti impegna 3 giorni, il Sentiero circa 36 km. Ambedue i sentieri transitano dal Forte di Valledrane, forte italiano concepito per contrastare quello austriaco di Lardaro.

Giornata frizzante, giornata solitaria... giusto quello che andavo cercando. Il Lago d'Idro, almeno in questa parte iniziale, era già illuminato dal sole, splendente nel cielo senza nubi, l'ideale giornata invernale per andar a scovare luoghi montani a bassa quota da evitare, per il caldo afoso, già dalla primavera inoltrata.
Il sentiero nel bosco, lasciata la carrareccia sassosa, è fangoso, scivoloso, ricoperto di radici sporgenti e dell'insidioso tappeto di foglie secche che alcuni momenti scricchiola e in altri scivola sotto lo scarpone come un tappeto volante rianimato improvvisamente.
Non è il solo motivo di attenzione: spari nel bosco che sembrano vicini... alle volte lontani... mi impensieriscono: l'attività venatoria non l'avevo messa in conto, sempre che fosse autorizzata, per cui faccio rumore, tossico (lo so, non è il periodo migliore per farsi sentire tossire ripetutamente, ma mettermi a cantare a squarcia gola non era certo il caso!), schiarisco la voce e cerco di capire in che direzione possano essere i cacciatori. Li vedo, finalmente, e si dirigono lontano dal mio itinerario... verso la seconda destinazione della mia escursione che, in quel preciso istante, decido di togliere dal mio programma giornaliero.




Il Forte, ovviamente depredato e vuoto, è una struttura seminascosta tra la vegetazione su di un bel pianoro erboso, le cui strutture ne seguono l'andamento scendendo là dove il pendio inizia a scendere. 

E' una struttura che non nasce per violare la montagna, ma per adagiarsi senza volerla disturbare ulteriormente. In altre parti delle Alpi non s'è fatto così, sicuramente i motivi militari a sostegno erano giustificati, ma ciò che hanno lasciato, in termini di modificazione del territorio, rappresentano sì attrattive turistiche (Strada delle 52 Gallerie del Pasubio, la Guerra di Mine sul Lagazuoi o la creazione della Batteria dello Chaberton, solo per citarne alcuni), ma anche un'aggressione all'ambiente montano inconcepibile.

Alcune lingue di neve mi ricordano che è inverno, senza di esse sarebbe stato facile dimenticarsene. 
Oltre ai cacciatori non ho incontrato nessuno, che era quello che volevo, per cui mi sono dedicato alla visita del forte, ho respirato l'aria tersa e pulita e mi sono ascoltato nel silenzio circostante, riappropiandomi del Tempo che spesso sento che mi viene sottratto dalla quotidianità.
















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