Work in progress



Avevo deciso di attraccare sull’isola per istinto… o forse per distrazione… o forse per errore… o forse seguendo un pensiero, un ricordo, un’emozione.
Forse una premonizione.
La mia destinazione era un’altra, volevo proseguire fino a che sarei stato fuori da quel mare minuscolo, andare realmente al largo, lontano dalle rotte commerciali e dai diportisti che affollavano le coste e che tentavano, spesso impulsivamente, di fare la traversata, raggiungendo la grande isola… una o l’altra di quelle che la costellavano in ogni direzione.
Ben misera traversata, ma io avevo altri parametri che non erano di queste terre emerse.
Avrei potuto evitare di navigare, spingendomi oltre lo stretto dei due continenti in volo, ma quelle terre erano troppo popolate, troppo urbanizzate… anche se arretrate… c’era troppa gente che scrutava il cielo con occhi veri, magari emozionati, o con occhi potenziati o, peggio ancora per me, elettronici.

Avevo scelto quindi di navigare, mantenendo una velocità consona al tipo di imbarcazione che avevo realizzato, copiando una sagoma veduta in porto… prima di fuggire nella notte, in immersione inizialmente. Ormai mi stavano braccando da tempo e non avevo avuto modo di prendere una decisione razionale, per cui avevo puntato verso l’uscita di quel mare chiuso, invece di addentrarmicisi, fino a far perdere le mie tracce tra altre isole più numerose… lungo le coste di una zona calda dove poter sfuggire alla caccia: non temevo nulla di quello che avrei trovato qualunque scelta avessi fatto.

To be continued...


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