25 maggio

Zuccone Campelli
Ferrata Mario Minonzio


Tempo complessivo escursione: 5,00 ore

Dislivello: 500 m

Partenza ore 6:00 dal parcheggio del CRAL




Stupendo anfiteatro dolomitico, lo Zuccone Campelli da W appare come un ferro di cavallo dalle precipiti pareti rocciose. Lungo la cresta che lo unisce allo Zucco Barbisino e al Dente di Campelli è stata realizzata la Ferrata M. Minonzio, meno pubblicizzata e gettonata della vicina e più atletica Rebuzzini del CAI Barzio allo Zucco di Pesciola ma non per questo da disdegnare. Meno pubblicizzata, infatti, non necessariamente significa meno interessante, anzi, da un punto di vista della varietà alpinistica, la Minonzio presenta una più che entusiasmante cavalcata di cresta tra guglie e torrioni, con passaggi difficili sebbene mai estremi, da affrontare tanto in salita quanto in discesa in ambiente severo, dolomitico, prevalentemente sul versante settentrionale, risultando di notevole soddisfazione e assolutamente da non sottovalutare, bensì da riscoprire e gustare in ogni suo singolo passaggio.
Dalla stazione di arrivo delle funivia, si raggiunge il Rifugio Lecco, dal quale si sale per l´evidente sentiero che in leggera pendenza si inoltra lungo il Vallone dei Camosci. Standone sul margine sinistro, ci si porta alle pareti che lo chiudono, dove si trova la targa che indica la ferrata. Seguendo tracce e rari segni rossi, si imbocca il canalone attrezzato con catene, e lo si risale fino alla forcella in cui è posto l´attacco vero e proprio (1 ora dalla funivia). Dall´intaglio ci si sposta a sinistra a prendere una verticale paretina che si rimonta con bella arrampicata (III+/IV-), quindi riusciti in cresta se ne segue il filo con facile ma aereo percorso fra rocce e spuntoni, comunque sempre protetti con catena o cavo. Giunti dopo un breve tratto pianeggiante tra erba ad un intaglio, lo si supera in discesa (II), risalendo poi per una fessura che si allarga a camino fino a portarsi sulla cima di un torrione, dal quale si apre un panorama mozzafiato, soprattutto sulla fronteggiante parete lungo la quale la ferrata continua. Assicurati al cavo, si arrampica per una cinquantina di metri, dapprima lungo una stretta fessura, quindi per roccette sino ad un profondo intaglio, dopodichè sfruttando una scaglia staccata si risale la parete attraversandola interamente verso destra su appoggi piccoli ma netti. Superata una scaletta di alcuni metri, che consente di rimontare un camino altrimenti piuttosto difficile, si prosegue lungo un´esposta ma facile cengia che conduce alla base dell´ultimo canale/diedro. Lo si risale inizialmente lungo una impegnativa fessura, poi per una paretina mano mano più facile sino ad uscire a sinistra e prendere un canalino di sfasciumi che in pochi metri conduce al termine della ferrata. Pochi passi ancora e si è in vetta, al caldo sole del versante sud.

Per la discesa ci sono due possibilità, oltre, naturalmente, alla percorrenza a ritroso dell'itinerario appena fatto, ovvero per il Canalone dei Camosci, che permette di tornare rapidamente al rifugio Lecco, oppure per la via normale, che deposita in altrettanto breve tempo ai rifugi Cazzaniga-Merlin e Nicola.

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