11 agosto 2018
Ferrata delle Aquile
Tempo complessivo escursione: 5,00 ore
Dislivello: 350 m
Partenza ore 6:00 dal parcheggio del CRAL
Si scende percorrendo alcuni gradoni in legno, assicurati al cavo, mentre 2 staffe metalliche aiutano a superare un tratto su terriccio franoso, si raggiunge una caratteristica cengia lungo la quale giunti nei pressi della "Campana dei Sogni" si trova l'arco naturale di roccia detto "Arco di Tito" ed in leggera salita si arriva nei pressi di una grotta con sorgente denominata "Fontana della Giovinezza". Da qui il sentiero prosegue per affrontare la nuova Via Ferrata.
La Via inizia con una lunga discesa dapprima all'interno del canalone Battisti dove bisogna solo discendere alcuni gradoni attrezzati poi si aggira la paretona attraverso una lunga cengia. Quest'ultima si sviluppa su livelli diversi che si raggiungo scendendo alcune facili roccette riducendosi poi a semplice sentiero, sempre attrezzato, in corrispondenza del tratto denominato "Antro delle Pecore". Si passa attraverso un arco di roccia, si discendo alcune roccette, si percorre una breve cengetta semierbosa arrivando all'attacco di un traverso denominato "Traversata degli Angeli" che in elevata e sostenuta esposizione aggira uno spigolo che, opportunamente attrezzato con una serie di staffe, richiede una certa trazione sulla braccia in quanto un pò strampiombante. In uscita da questa traversata si scende lungo alcuni metri verticali ma con roccia ben appigliata e la presenza di una cambra raggiungendo una comoda cengia dove è possibile eventualmente sostare prima di iniziare una nuova discesa stavolta un pò più lunga ed ostica delle precedenti, non difficile, ma neppure banale dove abbondano comunque staffe artificiali. Si scende, inizialmente valutando bene dove appoggiare i piedi, a breve si raggiunge una prima serie di staffe che conducono nei pressi di un piccolo pulpito dal quale la discesa riprende tramite una seconda serie di staffe che permettono di superare una placchetta levigata ed esposta. Da quest'ultima discesa verticale si
esce a destra in breve traversata portandosi nei pressi di un "tetto" roccioso strapiombante denominato "Conca d'Oro" dal colore visibilmente giallastro della roccia e si inizia una lunga traversata che con ampio raggio aggira la paretona alternando tratti con caratteristiche di comoda cengia ad altri invece particolarmente esposti e che richiedono attenzione ed una certa resistenza nelle braccia non tanto per l'intensità di qualche singolo passaggio, comunque a tratti un pò strapiombanti, quanto invece per la prolungata percorrenza di questo tratto. Si inizia allora la traversata con una esposizione ancora contenuta su fondo misto terriccio, poi ci si cala leggermente trovando una piccola cengia ed ora invece in sostenuta esposizione si aggira uno spigolo ritrovandovi, oltre, una lunga cengia con roccia piuttosto frastagliata e buoni appoggi per i piedi eccetto un brevissimo passaggio in aderenza in corrispondenza della targa metallica ove è incisa la denominazione di questo tratto ovvero "Cengia Terlago". La traversata prosegue ancora per qualche decina di metri, qualche passaggio piuttosto esposto ma senza particolari difficoltà, mentre più in basso continuano a far bella mostra di sè la Valle dei Laghi parallelamente alla Val d'Adige. Dopo una discesa iniziale ed il successivo lungo traverso eccoci ora al primo dei 2 ponti sospesi presenti. Poche roccette permettono di calarsi all'attacco del ponte, piuttosto breve e con funi tese, caratterizzato da pedaline metalliche per i piedi, mentre in uscita si è agevolati dalla presenza di alcune cambre metalliche. Un breve e semplice tratto in orizzontale conduce alla base di uno sperone roccioso con roccia particolarmente levigata ma con la presenza di alcuni utilissimi appoggi naturali per i piedi dal quale si esce rapidamente presso un pulpito panoramico "Dos de la Merenda". In ripartenza dopo una eventuale sosta è necessario scegliere se superare il secondo ponte molto simile al primo forse poco più lungo, oppure evitarlo ridiscendendo parzialmente il lato opposto dello sperone roccioso appena salito, tramite alcune facili roccette fino ad un selletta da dove si risale su terreno franoso ricongiungendosi così con chi eventualmente ha percorso invece il ponte. Qualunque sia stata la scelta fra le 2 alternative si ritorna ora ad un unico percorso dove lungo un semplice sentiero si trova il libro di Via benchè quest'ultima non sia ancora affatto giunta alla fine. Un ultimo sguardo al ponte con la sottostante selletta e ci si porta alla base del lungo spigolo finale estremamente arioso e sicuramente bello dal punto di vista estetico. La base è piuttosto larga ed oltre ai vari appoggi della roccia anche un maniglione metallico ne agevola la partenza si sale utilizzando anche alcuni appigli di roccia fino ad una fascia erbosa dalla quale lo spigolo prosegue diventando progressivamente più affilato.
Una serie di staffe metalliche ne semplifica notevolmente la salita, una targa ricorda che siamo lungo lo "Spigolo del Vento", si continua trovando un alternanza di staffe avendo comunque possibilità di sostare presso alcuni comodi pulpiti panoramici fino alla parte sommitale dove con alcuni gradoni rocciosi lo spigolo "piega" diminuendo la verticalità terminando presso il "Trono dell'Aquila" che coincide anche con la fine della Via ferrata.
È possibile evitare di percorrere lo “Spigolo del Vento” salendo lungo le due scale costituite da funi metalliche che compiono una lunga spirale.
RITORNO
Quella che generalmente è una discesa in questo caso è un ritorno in salita. Pochi passi ed una segnaletica indica la doppia possibilità di ritorno verso la vetta della Paganella e quindi agli impianti di risalita.
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