Foto escursione Anello dei Corni di Canzo: gli intraprendenti sul Corno sbagliato

Escursione tranquilla in una zona molto conosciuta e in un ristretto comprensorio, ma comunque gli imprevisti sono sempre presenti in ogni escursione: più l'escursione viene vista, mentalmente, semplice più ogni situazione che si discosta dal previsto diventa complicata.

Devo dire che, se devo proprio scegliere, preferisco gli itinerari di alta montagna dove il gigante di pietra non consente molte alternative all'itinerario e si presenta spogliato da ogni orpello vegetale, divide e allontana il turista venuto per la scampagnata e accoglie l'escursionista esperto che legge attentamente il mondo roccioso su cui egli s'innalza.
Tutta sta tirata per dire che non mi piace il bosco.

Canzo ha iniziato a regolamentare l'accesso al parcheggio di Gajum istituendo una ZTL che ha già mietuto molte vittime distratte: la partenza l'abbiamo quindi fatta dal parcheggio nel paese, nella piazza del Mercato, da cui la strada asfaltata sale a farti conoscere i "corni" cittadini, salite e discese ripide che quando sei a Fonte Gajum e cominci l'iniziale erta salita del percorso sei già che ben rodato e caldo! Un modo come un altro per farti apprezzare il bosco ripido.






La prima salita porta al rifugio Prim'Alpe, sede anche del Centro di Educazione Ambientale di Legambiente. E' in una splendida posizione, tranquilla, tiepidamente soleggiata al mattino, con una fitta rete di sentieri che si dipartono come fosse il centro di una ragnatela. E' sicuramente una meta affollata, ma noi siamo partiti molto presto e quindi lo raggiungiamo che ancora sonnecchia.
Ho con me il mio pieghevole e una relazione più sintetica da stropicciare tenendola in tasca: consulto quella, principalmente, la mia è come una reliquia da custodire.
Ho tutte le pubblicazioni che ho realizzato sin dalla prima escursione, ormai sono 331, e le tratto come tratto i libri della mia biblioteca (quelli sono molti di più e non escono mai da casa).
Imboccato quindi il sentiero corretto lo seguiamo.
La giornata è fresca, soprattutto all'ombra di questa foresta rigogliosa che l'ERSAF custodisce così bene.
Siamo molto allegri, le salite cittadine e la prima così dura nel bosco sono solo un ricordo: scherziamo sulla salita prevista al Corno Centrale, che ho definito "per intraprendenti", alludendo alla breve salita in facile arrampicata destinata, comunque, a chi ha esperienza e non teme il vuoto.
Alla prima deviazione teniamo la destinazione: dobbiamo salire, inoltrarci sempre più nella foresta, lasciare il sentiero ampio che porta al rifugio Terz'Alpe per raggiungere il rifugio S.E.V. su di un bel alpeggio vista lago e vista Corni.


Devo dire che il sentiero non è ben tenuto, ma la settimana è stata molto piovosa e le uniche impronte saranno le mie fino a che non incontreremo tre ragazzi che scendono e che mi sono sembrati un pò fuori contesto, come se non fossero ben sicuri della scelta fatta. Noi invece eravamo nella giusta direzione: avevamo percorso "il lungo traverso sotto le pendici dei Corni", così avevo scritto leggendo le altrui relazioni. Da una parte il fitto bosco lasciava intravvedere il ramo orientale del lago e in quanto alle pendici dei Corni erano ancora invisibili.
Ma noi parliamo, parliamo e il vento gioca con i rami e le fronde, rinforza e cala, spezza scuote e sibila e la mente, tra una battuta e una risata, si dissocia e analizza questi rumori improvvisi, questi scuotimenti e questi rami spezzati in attesa di sentire altro tipo di rumore proveniente da qualche grosso animale selvatico in movimento. E' la paura ai margini della coscienza, quella paura che cerca di rovinarti la giornata, un timore reale, non inventato, ma che va accettato e collocato anche nel giusto contesto... e sperare di averci vito giusto, nella scelta, e sbagliato, nell'analisi dei rumori.
Il vento spezza scuote e sibila, ma è solo il vento.

Finalmente arriviamo, un pò sorprendentemente, al rifugio S.E.V., un piccolo rifugio di due piccoli edifici strangolato quasi dal bosco: dell'ampio alpeggio vista lago neppure l'ombra e per di più chiuso.
Ormai il sole stava riscaldando l'aria tra l'ombra dei rami e quindi era il momento della pausa: strano, perchè avevo letto che era aperto almeno tutto ottobre nei fine settimana. Boh, ci sarà stato un contrattempo e la foresta sarà cresciuta così tanto da modificare il territorio circostante rispetto alle foto viste.
Non era il rifugio S.E.V., ma avevamo fame.




Dopo la pausa abbiamo proseguito e, toh, quasi dietro l'angolo l'imponente rifugio S.E.V. sull'ampio alpeggio vista lago.
Dopo una nuova pausa per i vari book fotografici che sono stati fatti, al lago e a noi singolarmente, abbiamo affrontato la parte avventurosa della giornata: la salita al Corno Centrale dalla Forcella dei Corni e poi, a proseguire, verso il rientro compiendo l'anello che ci avrebbe portato al rifugio Terz'Alpe.
Seguiamo quindi l'indicazione Corni e raggiungiamo la forcella.


Alzando gli occhi vediamo già alcuni che salgono il Corno: a sinistra il Corno Occidentale, a destra il Corno Centrale.
Quale Corno dovevamo salire?
...ale, uno dei due.
A quel punto è solo la vista a decidere quale sarebbe stato il nostro Corno, quello dove vedevo salire altri, un pò piegati in avanti, eleganti e sciolti, sulla roccia con attorno il cielo azzurro.
Giunti al primo canalino, qualcuno non se l'è sentita e, giustamente è tornato al rifugio ad aspettarci: noi, intraprendenti, abbiamo salito il primo canalino, e abbiamo atteso sotto il secondo che quelli prima di noi scendessero. Osservandoli abbiamo così effettuato un paragone tra noi e loro, studiato la discesa e vedendone le criticità.
Molti sono scesi e alcuni stavano attendendo dietro di noi: eravamo sul Corno giusto, quindi, sull'...ale corretto.
Quale ...ale non era più importante: il primo canalino ci aveva scaldato per bene i motori, ora avremmo affrontato a viso aperto il secondo con tutta l'intraprendenza che avevamo a disposizione.






Il rifugio S.E.V. e il Corno Centrale, quello più facile che avremmo dovuto salire con una breve arrampicata per intraprendenti.




Gli intraprendenti ancora inconsapevoli


La discesa, alla fin fine, è stata molto più facile del previsto. La roccia non era un granché, seppur impegnativa la salita al Corno Occidentale era la più remunerativa, quella più di soddisfazione e quindi la roccia subiva l'usura dei numerosi passaggi. Non così la parte rocciosa a cui afferrarsi: fessurata e spaccata ci si poteva afferrare saldamente, scendendo così in sicurezza e tranquillità.
Bellissimo, davvero un bellissimo errore!


Il Corno Occidentale


Non essendo ancora consapevoli dell'errore e essendo in una zona dove i sentieri nascevano quanto gli alberi crescevano, abbiamo seguito la mappa e in qualche modo, come si vede, abbiamo proseguito e abbiamo raggiunto il rifugio Terz'Alpe dove siamo tornati nell'affollata confusione delle famiglie con bambini e degl'improbabili escursionisti in scarpe da ginnastica.
Quasi al parcheggio abbiamo incontrato anche una giovane gran dama con tanto di cappello di paglia ad ampia tesa, abito morbido lungo e ballerine sottili berluccicanti sull'acciottolato aguzzo.
Ognuno ha trovato la sua dimensione, ha vissuto la splendida giornata di sole come se la sentiva, ha camminato, ha mangiato per terra sul prato o ha fatto la fila per un rustico pasto cucinato.
C'era confusione, noi non la amiamo è vero, ma è la montagna per com'è che sa selezionare.
Per noi doveva essere una giornata rilassante, di roccia e lago... e fin troppo bosco a mio parere... con un'intraprendente salita al Corno ...ale. 
Abbiamo trovato tutto quanto.



Ruderi del rifugio Second'Alpe



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