Foto escursione Monte Garzirola: sul filo del confine
Ah, i ricordi... ci sono, ma non sempre sono di aiuto: di quest'escursione ricordo quasi nulla e quel poco mi serve a ben poco.
Era il 2004 quando sono venuto qui con il mio gruppo, una primavera inoltrata. A quel tempo ci muovevamo con il pulman... e arrivare a Dasio, da dove siamo partiti questa volta, non sarà stato possibile: la strada è stretta, molto tortuosa e con tornanti stretti, di sicuro saremo partiti da un altro punto... Cavargna, credo.
Dasio è un luogo, una targa intagliata su di un muro da cui le antiche pietre spuntano come isole nel cemento grigio, un puntino abitato al termine della sinuosa strada dove una micro comunità agricola rimane caparbiamente sulla piccola terrazza assolata che guarda la valle verso il lago... invisibile tra i monti collinari che lentamente salgono verso la catena di confine. La terra invernale è spoglia, asciutta e ha quel color bronzo un pò malinconico, un pò autunnale.
Sul successivo terrazzamento sorge la chiesa della Madonna del Cep, una struttura austera, più un posto di guardia per una piccola guarnigione che una chiesetta campestre: il confine non è molto lontano e la porta guarda a valle, ai fedeli conosciuti e non verso chi potrebbe arrivare. Curioso l'orologio posto sulla torre: è tutto in marmo, lancette comprese: 11:45... chissà perchè.
La carrareccia si mantiene sempre larga, percorribile solo dai fuoristrada visto il fondo terroso pronto a diventare difficile in caso di piogge: dietro la chiesa, nascostamente, una motoslitta attende un nuovo inverno. Sui monti circostanti vediamo qualche accumulo di neve, ma ormai siamo in quel limbo dove l'inverno è praticamente terminato e la primavera non è ancora giunta ad aggiungere colori festosi e profumati: ogni anno questo intermezzo arriva sempre prima e dura sempre meno.
Il passo San Lucio con la chiesa di San Lucio e con il rifugio San Lucio: sotto la cresta di confine la capanna San Lucio in territorio Svizzero. Lucio di Cavargna, probabilmente vissuto tra il XII e il XIII secolo, fu un pastore casaro in Val Cavargna: la Chiesa Cattolica lo venera come santo. Anche questa chiesa ha un aspetto austero, ma ricorda più una masseria, dove chissà, Lucio avrebbe potuto vivere e produrre i suoi formaggi locali senza sapere che sarebbe diventato santo per la piccola comunità dov'era nato. Non ho trovato traccia delle sue opere, ma questo passo a lui dedicato e tutti gli edifici che ne testimoniano l'appartenenza lo rendono importante.
Dicevo prima i ricordi... ricordi fallaci.
Ricordavo che fosse il rifugio Garzirola ad essere sulla linea di confine con il rifugio svizzero a poca distanza: invece è qui dov'è nato quel ricordo, al passo San Lucio, a quanto pare un santo caro anche alla comunità aldilà del confine.
La cartellonistica svizzera: l'escursionista viene informato anche a che distanza potrà trovare un mezzo pubblico... davvero da applauso!
Un po' di equilibrismi per evitare la neve: anche noi, come la motoslitta, abbiamo archiviato l'inverno. Queste giornate miti, questo sole che se anche velato... ma che ricorda i temi e i toni cari al pittore Giuseppe Castellani, nostro concittadino... attrae lo sguardo, lo monopolizza creando un'orizzonte definito nelle sue sezioni, dando importanza ed evidenza alla prospettiva non più schiava del soggetto più rilevante o maggior mente illuminato ma del tutto.
L'acqua colta nel momento del disgelo, quando, non più ghiacciata e bianca, diventa trasparente: non s'è ancora accorta d'essere tornata libera di scorrere. Luccica e brilla prima di disperdersi.
Sopra il rifugio Garzirola, chiuso in questo periodo, l'inverno sembra mantenersi abbastanza saldo: ritroviamo la neve e raggiungiamo il Monte Garzirola, accompagnati dai piccoli cippi di pietra che segnano la linea di confine. Il Monte è un luogo, non c'è la classica croce di vetta: quella che abbiamo lasciato sul rilievo sopra il rifugio era solo il prologo all'escursione di cresta che abbiamo fatto per raggiungere il monte dove, ovviamente, ci siamo messi in posa per testimoniarne il raggiungimento.
Gli aghi di ghiaccio caparbiamente saldati al metallo della croce
La cresta è così bella e larga che non conviene tornare al passo San Lucio per la carrareccia, per cui percorriamo la cresta, facendo ben attenzione ai residui di filo spinato che spuntano dal terreno. E' una discesa semplice, mai impervia che ci riporta al passo velocemente: rientriamo malvolentieri, quest'escursione sui Monti Lariani, senza l'adrenalina della roccia viva, delle arrampicate o dei dislivelli impegnativi ci ha comunque conquistati. E' stata una giornata di sole e di creste, fresca in quota e tiepida a bassa quota: una giornata in bilico tra l'escursione e la gita... un'avventura spensierata.
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