Foto trekking del Marguareis

Tour del Marguareis, tre giorni invece che i cinque previsti dall'itinerario classico. In effetti, ora che l'ho concluso, ne abbiamo percorso il 90%: la deviazione per il rifugio Mongioie, dal bivio, era di poco più di un'ora, saremmo arrivati nel primissimo pomeriggio...
fin troppo presto. Fatto così, senza deviazioni a cime fattibili, è stata la scelta più razionale e non ha compresso le tappe più del necessario: abbiamo riempito le giornate al meglio, senza strafare.
... ma questo lo so ora che l'ho terminato ovviamente.

Conoscevo già queste montagne, le avevo viste quanto ho trascorso due giorni in Valle Ellero e in altri due giorni in Alta Valle Varaita, quando siamo saliti verso il Mongioia 3340 m.
Sapevo che ambienti trovarmi, avevo anche studiato per bene il percorso e fatto le mie valutazioni: per quello avevo criticità da verificare ogni tappa... prendo sempre sul serio le escursioni che organizzo e i trekking sono le mie creature più delicate.

Giorno 1
Giornata di pascoli, quella del primo giorno.
Partendo dai 1000 metri del Pian delle Gorre, ricevuto lo sprone giusto dalla barista a cui ho pagato il parcheggio ("Pago tre giorni, faccio il tour del Marguareis" "E' lungo il tour!" Grazie dell'incoraggiamento, penso) entriamo al fresco della foresta e lasciamo la chiara indicazione per il rifugio Garelli (solo 2,30 ore) su carrareccia  per inoltrarci in salita lungo un sentiero che spesso si nascondeva tra foglie e sassi: ho la mappa, so quel che faccio.
In breve tempo, l'entusiasmo del primo giorno è fantastico per procedere spediti, ci fa entrare nel regno degli alpeggi: incontriamo la criticità di quella tappa... le mucche al pascolo. In Valle Ellero mi avevano portato fuori strada, cancellando i sentieri, creandone di nuovi, abbattendo i segnavia in legno. 
Temevo la prima parte di quella tappa.





Orologio in legno?



Fortunatamente la segnaletica era abbondante, le vacche ben confinate nel loro prato, la mappa ci guidava sicuri. Quando saremmo arrivati al rifugio Garelli, saremmo balzati sul percorso GTA (Grande Traversata delle Alpi), storica Alta Via che unisce tutto l'arco alpino occidentale: non avremmo quindi più avuto dubbi sul percorso da seguire.





Il rifugio Garelli


Dal Garelli l'escursione cambia volto: lasciati gli alpeggi saliamo verso le montagne, verso i passi che ci portano verso altre valli. Dobbiamo aggirarle le montagne che ci si parano davanti, perchè la GTA non aggredisce, ma si muove lenta, non ha fretta di arrivare e quindi va a scovare il percorso più facile... anche se lontano.
Ti permette di conoscere le sfaccettature del territorio: non ti fa raggiungere le cime, ma ti regala panorami che cambiano al ritmo del tuo passo.
Mai uguali.






Il rifugio Mondovì, prima tappa completata!


Giorno 2
Il giorno inizia presto: questa tappa è, come la precedente, la somma di due ma scartando la salita al rifugio Mongioie: è quindi un collage che non so come riuscirà, quanto tempo ci porterà via esattamente. Ho fatto alcuni calcoli, ne ho chiesto conferma ("Eh, una bella tappa per buoni camminatori" la risposta ricevuta), so solo che dobbiamo risalire abbastanza, discendere ancor di più e risalire quasi altrettanto: quel rimbalzo, che credo ci sarà nel primo pomeriggio, ci metterà a dura prova immagino.
Partiamo quindi presto, con il fresco e lungo una bella carrareccia che s'inoltra nel largo catino della valle... fino all'inequivocabile deviazione GTA che ci porta sù, verso il passo delle Saline.
Oggi è giornata carsica, entriamo nel regno delle rocce, abbandoniamo i dolci alpeggi della Valle Ellero e iniziamo a circumnavigare queste montagne che, finora, abbiamo solo contemplato.











Tumpo o inghiottitoio carsico
Avviso i miei compagni di escursione di fare attenzione, di non essere troppo curiosi e di non avvicinarsi alla rigogliosa vegetazione, molto differente dalla rada erba che ricopre prevalentemente i pendii: oltre la vegetazione potrebbe esserci una voragine carsica, piccola o grande, dove l'acqua sparisce. Questa zona carsica è motivo di studio da parte dei gruppi locali speleologici: tra il rifugio Garelli e il rifugio Mondovì abbiamo trovato la deviazione per la Capanna Scientifica Saracco Volante, nella zona sudorientale di Punta Marguareis, dove sorge un'importante gruppo di grotte.




Cima delle Saline



... e qui inizia la discesa, che ci porterà all'abitato di Carnino e al posto tappa per il pranzo. L'importante discesa ci fa percorrere velocemente a ritroso gli ambienti saliti  fino a quel momento: l'iniziale roccia, piccoli alpeggi e infine il bosco, un ripasso verticale che ci spinge velocemente in basso.





Il piccolo borgo di Carnino, Inferiore e Superiore, è davvero grazioso. Le case con le facciate di pietra, gli antoni in legno minuscoli e la legna accatastata pronta per l'inverno ci riportano indietro nel tempo. E' una piccola frazione con una chiesa modesta, un borgo dove la Foresteria è il collante. Non ci sono negozi o altre attività commerciali: solo tranquillità.





Dopo la sosta, iniziamo la risalita per il Colle dei Signori e il rifugio Don Barbera dove alloggeremo per la notte.
Anche qui i panorami cambiano velocemente, il sole è molto caldo, ma la strada non ha particolarmente fretta di farci giungere, ci porta a incunearci tra questi bassi rilievi, ingannandoci con sentieri e carrarecce che ne percorrono i fianchi. Le indicazioni sui cartelli raccontano quanto lentamente stiamo procedendo: ce ne sono in abbondanza, è un parco davvero ben gestito dal punto di vista escursionistico... ci sono indicazioni ovunque per andare ovunque, anche dove siamo già stati per altri sentieri. Queste montagne sono facilmente superabili, l'itinerario che percorriamo è la via maestra, ma, volendo, le possibilità erano infinite e tutte tracciate.






Alla fine giungiamo al bivacco giallo-rosso che nasconde il rifugio... più su il Colle dei Signori. Nel locale spogliatoio fa ancora bella mostra di se l'antica targa, quando il rifugio non era gestito: il Mar Ligure è vicino.


... ma non solo il Mar Ligure è vicino: il confine con la Francia è a due passi e quindi, dopo un pausa e prima della meritatissima doccia, saliamo alla vicina croce che sovrasta il rifugio e troviamo una targa in marmo che indica la frontiera.





A quel punto scendiamo verso il Colle dei Signori, anch'esso sul confine, così da vedere cosa i francesi, salendo in bicicletta, avrebbero visto arrivando... come sarebbe stata l'accoglienza.
Direi ottima!



Giorno 3
Ultimo giorno di trekking, unica tappa non modificata.
Usciamo dall'Italia e entriamo nel Parco Nazionale del Mercantour, con sede a Nizza, una vasta area protetta che rappresenta il naturale proseguimento del Parco delle Alpi Marittime (Argentera e Marguareis) e ne condivide la specificità.
Dal cole partono diverse strade bianche, una è anche la nostra, ma seguiamo le indicazioni della mappa e percorriamo un sentiero dismesso, un'antica strada militare che, senza farci perdere quota ci porta verso l'altra Capanna Scientifica, la Morgantini.
La giornata è tersa, un leggero vento ci spinge verso l'ultima salita, il Passo del Duca da cui, dopo, procederemo per l'ultima discesa... la lunga discesa a valle.


Il rifugio Don Barbera, da cui siamo partiti prima del suo naturale risveglio, ancora in ombra.



L'antica strada cannoniera








Foto di gruppo


Capanna Scientifica Morgantini





La strada per il ritorno è una ciclopedonale, anche se in alcuni punti più pedonale che ciclo... Il dislivello in discesa è importante, la tappa molto lunga (la più lunga delle tre), ma anche questa volta il percorso ci facilita senza impegnarci molto, senza volerci portare a casa troppo presto... come se capisca che questa giornata, questo trekking in generale, ci appassiona e ci dispiace che abbia termine.
La fatica alla fine si farà sentire, è inevitabile, ma finché l'ultima salita non sarà conclusa la giornata, emotivamente, non potrà aver termine.




Lo stretto Passo del Duca e lo scimmione a guardia dello stesso.


La discesa ha inizio... 



... la stanchezza ci raggiunge infine.
Seppur i panorami, le giornate e la compagnia siano stati speciali, la strada all'ombra degli alti alberi da cui eravamo partiti è stata la benvenuta.
E' il secondo trekking che faccio nelle Alpi Liguri e, anche questa volta, ne ho apprezzato la tranquillità e la pace. Nonostante la vasta area di sentieri, gli incontri sono sporadici e ci si ferma, nel caso, a chiacchierare piacevolmente (come quando siamo stati fermati da una coppia di ciclisti con l'app che non gli funzionava e gli ho donato una delle mie brochure con cartina... la carta non s'impalla mai!). 

Il tour del Marguareis termina, salutiamo gli amici Mauro e Mohammed che ci hanno fatto compagnia. Per me questo tour è come me l'ero immaginato, come l'avevo già vissuto per mesi allenandomi e leggendolo per prepararmi. Alle volte attendendo troppo una cosa se ne rimane delusi: non è accaduto, ha superato, per varietà di panorami, quanto immaginato e l'accoglienza dei rifugisti è stata davvero splendida.
Abbiamo montagne davvero speciali da scoprire.




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