22 giugno
Rifugio Gianetti 2534 m
Tempo complessivo escursione: 7,00 ore
Dislivello: 1362 m
Partenza ore 5:00 dal parcheggio del CRAL
All'altezza di Ardenno, dopo il ponte degli archi, ci stacchiamo dalla ss 38 sulla sinistra (per chi proviene da Milano) e saliamo in Val Masino. Superate Cataeggio, Filorera e S. Martino, saliamo fino al termine della provinciale, raggiungendo i Bagni di Masino (m. 1172). Dopo aver parcheggiato nel parcheggio interno, a pagamento, ci incamminiamo lungo il sentiero che parte nei pressi dell’edificio dei Bagni di Masino; passando a sinistra di un ampio prato, imbocchiamo la deviazione a destra, segnalata, per la Gianetti, attraversiamo il prato (croce) e saliamo sulla bella mulattiera che dopo diversi tornanti porta alla Corte Vecchia (m. 1405). Il sentiero passa accanto alle baite ed in mezzo a due enormi blocchi (Termopili), proseguendo verso nord sul lato destro (per chi sale) della valle. Dopo un breve tratto nella boscaglia, usciamo all'aperto e saliamo fra i pascoli, per poi piegare a destra (nord-est) e risalire, con diversi tornanti, i pascoli della "rösa", passando accanto alla baita chiamata "bèita da rösa". Raggiunta la parte alta dei pascoli, in un tratto scalinato denominato "scäl de rösa", il sentiero piega a destra (sud-est) e poi decisamente a sinistra (nord) e si porta, con percorso pianeggiante al punto di guado del corso d’acqua che scende val Sione (dopo abbondanti precipitazioni è difficile passarlo senza bagnarsi i piedi, ed in bassa stagione si può trovare ancora neve residua). Oltre il torrente, vediamo, sul lato destro della mulattiera, una seconda fonte, segnalata da una scritta in caratteri rossi ("FONTE"), prima di affrontare una serie di tornantini
in una macchia di radi larici. Usciti dalla macchia, pieghiamo leggermente a sinistra ed attraversiamo un ramo minore del torrente che scende dalla val Sione. Pieghiamo, poi, a destra, salendo diritti, su placche affioranti nel cuore del pascolo; piegando quindi a sinistra, proseguiamo verso il poggio di quota 1849, con un grande ometto (l'omèt). La mulattiera prende ora a sinistra (ovest) e di nuovo a destra (nord) e si porta ad una sorta di corridoio nel quale è stretta fra il torrente, alla nostra sinistra, ed alcune formazioni rocciose. Ci affacciamo così all’ampio pianoro detto “Zocùn”, cioè grande conca, sul cui ingresso si trova il pianoro acquitrinoso detto "pianadél". Alla nostra destra, la casera Porcellizzo (m. 1899). Attraversata la porzione di pascolo chiamata "zòca", superati su due ponticelli altrettanti punti acquitrinosi, sormontata una facile placca, ci avviciniamo al ponte sul torrente, prima e dopo il quale troviamo (ed ignoriamo), alla nostra destra ed alla nostra sinistra, le indicazioni del Sentiero Life delle Alpi Retiche, che proviene da sinistra, dall'alpe Sceroia. Noi, invece, proseguiamo diritti e cominciamo a salire, prendendo prima a sinistra, poi a destra e raggiungendo, in breve, un terrazzo di pascolo con rudere, chiamato möia. Ad un bivio lasciamo a destra il Sentiero LIFE e saliamo verso sinistra, poi volgiamo a destra e subito di nuovo a sinistra, salendo in direzione di un larice solitario. Segue una nuova svolta a destra, segnalata da una freccia e da un segnavia, ed un'ultima sequenza di tornanti sx-dx, dopo la quale la mulattiera si interrompe: siamo al mür, cioè ad un muricciolo a quota 2200 circa. Dobbiamo, ora, seguire una traccia di sentiero, spesso debole (attenzione a segnavia ed ometti) che di districa fra le balze dei pascoli ed i lastroni, puntando verso nord. Per ora della capanna non v'è traccia. Salendo, incontriamo un lungo e piacevole corridoio di granito, oltre il quale pieghiamo leggermente a sinistra (riferimenti: segnavia e grande ometto). Dopo breve tratto, pieghiamo leggermente a destra e continuiamo nella salita, lasciando alla nostra destra una grande balconata rocciosa. Diritto davanti a noi, in alto, il pizzo Badile. Volgendo leggermente a destra ci ritroviamo sulla cima erbosa della balconata di roccia (attenzione, qui, nella discesa, a non procedere diritti, ma a piegare a destra). Prendiamo ancora leggermente a sinistra; ora vediamo, all'omèt, grande ometto sul sentiero, in alto, appena a destra, la caratteristica formazione rocciosa denominata Dente della Vecchia e, alla sua destra, vediamo finalmente il rifugio. Salendo, volgiamo a sinistra, seguendo una freccia, poi superiamo da sinistra a destra un torrentello, e la capanna scompare dietro le balze di pascoli e rocce. Seguono un tratto diritto (sulla nostra verticale il severo pizzo Badile) e due brevi traversi a sinistra ed a destra; l'andamento volge, poi, a sinistra (sulla nostra verticale il tozzo pizzo Porcellizzo). Risaliamo, quindi, una lunga e gradevole placca di granito, dalla pendenza modesta, per poi volgere leggermente a destra, superando da sinistra a destra un torrentello che scorre nascosto dai massi e procedendo in direzione di due tubi metallici. Raggiunti i tubi, vediamo un secondo grande ometto ed in breve raggiungiamo la vicina capanna Gianetti (m. 2534).
Il rientro sarà per lo stesso itinerario effettuato all'andata.
In considerazione del grande dislivello, è necessaria adeguata preparazione fisica.
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