Foto ferrata O. Marangoni (Monte Albano)
Dopo molti anni ritorno a salire questa ferrata, fatta in gioventù con l'entusiasmo dell'età e la sua spensierata leggerezza. La prima volta con poca esperienza, ma determinato a salirla al solo scopo di allenarmi a un'altra via, ben più impegnativa... quella ferrata Pisetta che rappresentava un punto di riferimento massimo con cui determinare le successive difficoltà.
La seconda volta solo per risalirla, per farla conoscere ad altri che la volevano domare, temendola.
La prima volta gonfio di entusiasmi, la seconda gonfio di esperienza... epperfortuna! Arrivati in mattinata abbiamo atteso che il debole piovasco smettesse e l'abbiamo salita "sapendo" che la verticalità, in alcuni punti completa, avrebbe favorito un veloce ritorno a condizioni... "accettabili".
L'entusiasmo della giovinezza ha una differente scala di misura.
Già allora l'avevo trovata, per i miei gusti, fin troppo liscia negli appoggi per i piedi e, non solo per quello in realtà, m'ero quindi poi dedicato ad altre esperienze montane.
Già allora l'avevo trovata, per i miei gusti, fin troppo liscia negli appoggi per i piedi e, non solo per quello in realtà, m'ero quindi poi dedicato ad altre esperienze montane.
Dopo essere stata chiusa per tre anni, nel 2014 la ferrata riapre: sostituiti gli infissi datati, rimossa la lunga e imbarazzante scala sostituita da cambre, aggiunte cambre là dove la roccia risultava liscia come il marmo... la "Monte Albano", come viene conosciuta, risorge "declassata":
- Difficile il breve attacco - 3 m. Qualche passaggio delicato lungo i traversi ed alcuni gradini metallici che "spanciano" lungo un tratto verticale. Moderatamente difficile il resto della Via.
Così recita la relazione dell'autorevole VieFerrate.it
Francamente non sono d'accordo: la Via è sempre la stessa, dove si mettevano i piedi sulla roccia, ora si mettono sui ferri, quindi l'unico aiuto è l'evidenza dell'appoggio, null'altro.
La verticalità e l'esposizione piena è rimasta inalterata.
Emozionante.
Non ci sono altri aggettivi: davvero emozionante essere lì nel vuoto, l'orizzonte della roccia che ti preme addosso e il nulla che ti si apre dietro. Salire, salire, salire è l'unica alternativa.
Partiamo "tardi", ma arriviamo comunque presto: Mori non è molto distante da Cremona e dall'abitato all'area pic-nic, sotto la gialla parete, il percorso è breve.
Ci prepariamo lì sotto, nessuno sopra di noi già visibile: la giornata è fresca, qualche nuvola innocua veleggia svogliata.
I primi 3 metri sembrano un'ostacolo insormontabile, un grumo di roccia spaccato da una fessura diventato ormai una statua di marmo levigata da migliaia e migliaia di suole Vibram: qualcuno, misericordiosamente ha piantato due, dico due, chiodi. Dopo aver appesantito di cambre la parete, una o anche due lì ci stavano proprio bene... ma la Monte Albano non è stata snaturata, come dicevo poc'anzi, e i primi 3 metri sono rimasti l'enigma da risolvere per poter avere l'autorizzazione a divertirsi lungo la via.
... e infatti da divertirsi ce n'è in abbondanza!
Verticalità, traversi con spigoli vivi a cui affacciarsi prima di muovere il passo: il percorso è vario, ci sono anche due larghe cenge su cui camminare (non le ricordavo!) e riprendere fiato, guardarsi e sorridersi soddisfatti. La mente corre alle foto viste nelle relazioni e, mentre salgo, cerco di prevedere il "quando" e il "dove", perchè la mia memoria non visualizza nulla delle due precedenti esperienze... troppo lontane nel tempo.
I ferri brillano sotto i colori delle calzature e, pur risultando appoggi solidi e sicuri, portano ancor più nell'aria libera, staccandoti dalla parete, infida d'accordo, ma pur sempre la roccia del monte da salire.
Sotto, la vita quotidiana scorre indifferente.
E' una suggestiva sensazione essere lì, appiccicati a metà di una parete verticale ad effettuare un'esperienza potenzialmente pericolosa e sotto... sotto i tuoi piedi la vita scorre quieta, indifferente di te che sei lassù, ospite venuto da lontano: i nostri mondi convivono, estranei.
Il "Passo del Gufo", quel lastrone inclinato che proietta verso la valle dell'Adige è il primo, vivido ricordo che emerge dal passato: la fine è prossima, l'ultima cengia dopo il "Gufo" e la lunga parete sono le ultime emozioni della giornata.
Mentre salgo in verticale estrema penso che, forse, ho affrontato la via troppo teso, troppo diffidente nei confronti della liscia parete "unta" (anche le parti irruvidite artificialmente, dopo quattro anni , hanno l'aspetto lucido, infido), lo sguardo sempre troppo al "dopo" e meno al "momento".
La via è breve, penso seriamente che avrei dovuto rifarla subito (il tempo c'era volendolo fare), con i "timori" soddisfatti, tranquillamente.
Ci sarà un'altra occasione, ci accompagnerò altri: la Monte Albano rappresenta sempre una bella esperienza da rifare... rifare... rifare.
Grazie ragazzi, ci siamo proprio emozionati e divertiti.
Ci sarà un'altra occasione, ci accompagnerò altri: la Monte Albano rappresenta sempre una bella esperienza da rifare... rifare... rifare.
Grazie ragazzi, ci siamo proprio emozionati e divertiti.
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