Foto escursione 16_17 settembre 2017

Non sono le Dolomiti di Tessa previste: alla fine ha deciso il tempo, o meglio, il maltempo.
Avendo rinunciato al trekking previsto, siamo andati in val Pellice... dalla parte opposta dell'arco alpino rispetto alla Val Passiria... un lungo tour che percorre i tre rifugi, sede di un trofeo di trail running che ha avuto inizio nel 1972 e che si svolge con cadenza annuale.

Partenza dal parcheggio di Cremona sotto la pioggia... il meteo prevedeva sole, ma crederci è sempre un esercizio di speranza applicata alla fortuna personale.
Dopo il lungo slalom tra le buche... eufemisticamente chiamate così... della strada recentemente riaperta al traffico dopo la frana... no comment... arriviamo al grande parcheggio prima del rifugio Barbara Lowrie: cielo terso, aria frizzante, morale altissssssssssimo.


L'escursione, così come l'avevo letta in rete, doveva essere solitaria e solitaria è stata.
Pascoli, alpeggi, una natura d'alta quota multicolore che si apprestava ad esplodere nelle tinte settembrine e poi la luce... una luce così definita e più calda dell'aria che ci sospingeva e avvolgeva.
Lo zucchero al velo, in pasticceria, ha due utilizzi specifici: decorare ciò che è già un dolce speciale o migliorare ciò che non è ben riuscito.
La leggera nevicata che il maltempo della settimana aveva sparso sulle alte cime, molto simile allo zucchero al velo, era un contrasto in più di colori: i monti, facenti parte del gruppo del Monviso, sarebbero stati comunque speciali, ma un poco di bianco non guastava.


Giunti al Col Manzol 2701 m dopo aver percorso l'erta salita... la parte finale su neve fresca aggrappati, nonostante le mani gelate, alla catena di sicurezza estratta dalla morbida coltre... il Monte Granero s'ergeva davanti a noi in tutta la sua maestosa bellezza a guardia del Colle delle Traversette da cui si entra in Francia, dietro il Monviso.



Ogni ambiente ha le sue particolarità e, per la prima volta in modo così esteso, abbiamo potuto osservare il fenomeno, così inspiegabile, dei massi erratici. Questi massi, trasportati dai ghiacciai nel loro lento movimento di espansione e di ritiro, stanno proprio dove non dovrebbero essere: in equilibrio, su tavolati inclinati prospicienti il vuoto, in orizzontale... sentinelle a guardia di questo solitario luogo.





Il rifugio Granero, dove abbiamo dormito è posto alla testata del pianoro che discende dal monte omonimo e che s'affaccia sulla Conca del Pra, uno sterminato alpeggio che avremmo percorso la mattina. Poichè il rifugio era all'ultimo week-end di apertura e gli amici dei gestori erano impegnati ad aiutarli, noi siamo stai gli ultimi ospiti... ospiti privilegiati visto che non avevano voluto prendere altre prenotazioni. Però... siamo stati collocati nel bivacco (la casetta con la bandiera che si vede in foto) collocato sul dosso e proteso di vedetta sulla sottostante piana. La posizione è davvero esclusiva e noi l'abbiamo davvero apprezzata... un pò meno durante la notte quando il vento è aumentato (ma noi siamo gente di spirito, non solo d'adattamento).



Dopo la notte in bivacco, la giornata è nata assolata, nuvole cremose bianche che veleggiavano nel cielo, dove il sole non era ancora giunto a illuminare la valle: fredda, ma ideale per la lunga giornata che ci attendeva.



La Conca del Pra è un luogo paradisiaco davvero.
Come il Monviso è la tipica montagna che un bambino disegnerebbe... la Conca ha tutti quegli ingredienti idealizzati che un luogo di montagna dovrebbe avere: montagne alte con i profili definiti, ombrosi e folti boschi di larici sulle pendici, malghe dai muri in pietra con i tetti di ardesia, prati pianeggianti solcati da un ampio e quieto torrente (che abbiamo immaginato in quanto completamente secco), una strada sinuosa a percorrere la pianura e animali al pascolo.
Arrivare alla Conca dopo un'intensa fatica la sua vista aprirebbe il cuore e una sosta, al rifugio Willy Jarvis sarebbe inevitabile.



Noi però non eravamo arrivati dopo una lunga fatica alla Conca, ma avevamo "planato" con il lungo sentiero che dal rifugio Granero accompagnava al rifugio Jervis a guardia dell'ingresso della Conca.
Dopo una breve pausa abbiamo "aggredito" la mulattiera che guadagnava il Colle Barant 2373 m dietro il quale è posto il rifugio omonimo. Poco sotto il colle c'è il giardino botanico Peryonel, un vasto spazio di terreno variato, atto ad ospitare specie diversificate: esperti botanici accompagnano gli ospiti durante la stagione estiva... stagione ormai terminata.



Entrando nello spazio antistante il rifugio Barant, abbiamo contemplato con un poco di malinconia il percorso che ci avrebbe portato al parcheggio dove avevamo lasciato l'auto: un ultimo sguardo al Monviso, un tè caldo e via in discesa cercando di trattenere il più possibile negli occhi quella zona di montagne che si stava apprestando ad accogliere l'autunno e, chissà, l'abbondante neve che tutti noi ci auspichiamo... neve che poi gonfierà la Conca del Prà come altre conche e altri torrenti, che non sposterà i massi erratici intorno al rifugio Granero: saranno ancora là ad accogliere i silenzi e i passi dei pochi o tanti escursionisti che avranno cuore e voglia di allontanarsi un poco dalle solite e conosciute montagne e osare... osare quei sentieri e quelle valli conosciute solo di nome.






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