Foto escursione Stoanerne Mandlen (collina degli ometti di pietra)
Per la terza volta porto il gruppo in Val Sarentino, portandoli in quella che è una delle attrattive principali di questa valle altoatesina: la collina degli Ometti di Roccia, gli Stoanerne Mandlen.
La Val Sarentino è una lunga valle assolata che parte proprio dietro Bolzano, insinuandosi in una forra stretta, presentandosi come un luogo quasi inaccessibile: fortunatamente lunghe gallerie permettono di guadagnare il fondovalle, sacrificando la bellezza aspra del canyon.
Ci sono percorsi per goderne appieno, comunque...
Sbucati dall'ultima gallerie si entra nel cuore dell'Alto Adige, di quel Sudtirol ordinato a cui tutti guardano come esempio di conservazione dell'ambiente. Il cuore confina solo con l'Alto Adige, non ha contatti con vicine provincie o con il confine di stato: a ovest è accarezzato dalla Val d'Isarco, a sudest dalla Val Venosta e a nordest dalla Val Passiria e a nord sfocia, con il Passo di Pennes a Vipiteno. Non c'è valle in Alto Adige, così estesa almeno, che non condivida montagne con altre provincie.
La parte sud della valle è un giardino ordinato di dolci pendii: Meltina, l'altopiano del Salto e l'altopiano del Renon... luoghi di passeggiate di mezza montagna, aria aperta e sentieri ben segnati, giardini a cielo aperto dove trascorrere il tempo senza fretta.
Lasciata l'auto al rifugio Sarentino, in breve raggiungiamo la collina, un dolce rilievo su cui svetta una croce con tre bracci, una variante della croce papale... quasi a voler purificare un'area che, secondo le prime cronache del 1540, era sede di riti satanici su questa collina.
Gli ometti di roccia sono da sempre conosciuti dagli escursionisti come segnavia lungo pietraie e morene, segnavia verticali che indirizzano lungo il percorso sicuro. Questa collina è un'assemblea silenziosa, una popolazione mista di età variabile che la presidiano, un'enclave di grande suggestione.
La collina è brulla e le pietre rosse, molte delle quali piatte come fossero mattonelle, non sembrano aver nulla a che fare: invece di costruire muri a secco per escludere, sono stati costruiti queste figure che accolgono e tra le quali ci siamo persi
Scesi,...con la sensazione di non aver fotografato tutto quello che c'era da fotografare, di non aver colto o illustrato adeguatamente l'insolito luogo o il panorama che ci abbracciava... ci incamminiamo verso il rifugio Merano, i silenziosi ometti lasciati alle attenzioni fotografiche di altri escursionisti.
Il versante che maggiormente ci si presenta è quello verso la Val Venosta e Passiria e, complice l'ampia carrareccia, iniziamo a indicare le montagne, senza conoscerle alla perfezione ovviamente.
Fortunatamente al Giogo della Croce troviamo una piattaforma panoramica, un circolo metallico su cui sono segnate tutte le cime visibili e, per maggior aiuto, i profili delle stesse sono a sbalzo per differenziare i vari piani dell'orizzonte: mai avevo visto un'opera simile di così facile comprensione.
A quel punto il panorama a 360° prendeva vita e sene iniziava a riconoscere le cime, i sentieri, le angolazioni (alcune ovviamente insolite viste da quel punto). I ricordi popolavano i declivi, gli invisibili rifugi venivano collocati al loro posto e anche noi potevamo sentirci parte e attori di quel mondo montano raggiunto senza troppa fatica.
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