Foto escursione nel canyon della Val Gargassa
Capita che a sbagliare si indovini...
Certo, in un giro ad anello l'errore è solo formale, solo ipotetico: diciamo che non abbiamo rispettato le indicazioni date dall'esplicativo cartello del Parco Naturale del Beigua... solamente perchè non l'abbiamo visto.
In un giro ad anello, però, può capitare che la direzione indicata tenga conto delle difficoltà e l'indicazione del verso di percorrenza eviti fatiche inutili o passaggi impegnativi che diventano anche pericolosi.
Ad escursione ultimata, noi che volevamo percorrere tutto l'anello, siamo rimasti soddisfatti della scelta inconsapevole e siamo tornati a casa molto appagati e sorpresi di come angoli montani siano insoliti e ricchi di così grande fascino.
Pronti, attenti, via... e ci siamo inoltrati le bosco, salendo lungo le pendici dell'Appennino. Non c'erano rilievi importanti da osservare, ma la natura circostante su cui stavamo camminando era la vera protagonista.
Cercavamo il canyon, ma abbiamo trovato quanto rimaneva del gioco che le forze geotermiche hanno realizzato nei secoli, estrudendo la roccia ancora fusa fin dal fondale marino.
Non a caso stavamo attraversando un Geoparco.
Il panorama è davvero di straordinaria bellezza, fatto di rocce nere basaltiche rigate come dall'azione di risacche millenarie. Il corso dei torrentelli, tributari del Gargassa, scorrono aggirando torrioni che sembrano buttati lì a caso... un'ambiente che seppur immobile mantiene ancora il ricordo della fluidità con cui è nato, una fluidità che mantiene, nell'immaginario, l'illusione del movimento.
Che poi l'avevamo letto che a case Veriera ci sarebbe stato un prato verde ad attenderci, ma così verde intenso... soffice... accarezzato dolcemente dalla brezza che ci aveva accompagnato per tutta l'escursione (infilandosi nei fori dei miei nuovi bastoncini Decathlon trasformandoli in soavi flauti che andavano a sottolineare i momenti di pausa contemplativa)... rilucente dopo le rocce basaltiche è stato così piacevole che abbiamo perso tempo, andando a scovare quanto c'era da scovare nei dintorni... e non solo la fonte sulfurea di cui avevamo notizia... a dirla tutta, l'unico cartello indicatore che abbiamo trovato.
E finalmente il canyon.
Ciò che dall'alto avevamo ammirato nel suo sviluppo plastico, scendendo vi ci siamo immersi, ne abbiamo saggiato la compattezza addolcita dallo scorrere dell'acqua, i riflessi, le ombre delle nuvole che correvano nel cielo...
Sì, a sbagliare indubbiamente, questa volta almeno, abbiamo indovinato.
Il percorso fatto al mattino ci ha appagato per la visione generale dall'alto di questo geoparco così sorprendente, mentre percorrere il canyon al ritorno ci ha lasciato in modo indelebile il ricordo di questa escursione lenta, per nulla faticosa e così insolita.
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