Foto escursione rifugio Oberto-Maroli: al cospetto del Monte Rosa

Sono tutte belle le valli ossolane e mantengono inalterata la loro sottile unicità senza sbandierarla troppo, ma quando lasci i panorami che fanno da contorno al lago Maggiore, le montagne che ti si parano davanti sono maestose, alte e invidiabili.
L'Ossola ha quella ruvidità definita, dagli spigoli accentuati: mi ricorda le fotografie in bianco e nero dove le linee sono nette e i grigi sono intensi... i grigi della roccia laminata sempre da accumuli di neve che non la lasciano mai, anche nella più calda estate.
Sono montagne alte, quelle dell'Ossola, sobrie.



La maestosa parete est del Monte Rosa


Dopo il primo tratto di funivia, salire a piedi da Macugnaga era davvero troppo per un'escursione giornaliera, ci siamo incamminati nel bosco e, tra carrareccia e sentiero, l'abbiamo presto lasciato e abbiamo iniziato a mettere gli occhi sulla cresta di montagne che qui rappresenta il confine di Stato: arrivati al Passo di Monte Moro avremmo visto la confinante Svizzera. Già il cellulare ci avvisava che eravamo vicino al confine, con vari "Benvenuto in Svizzera" ripetuti come se sapesse che la fatica e il panorama ci avrebbero distratti, ma, appunto, la nostra attenzione era sulle montagne davanti a noi. Qua e là tracce di lavori incompiuti (grossi escavatori per la realizzazione di una ciclabile fin su al passo e poi, chissà, oltre esso), così come impianti invernali fermi: nonostante la verticalità della salita questo territorio è vivo tutto l'anno, anche se non amo molto lo sci da discesa per le infrastrutture di cui necessita e che spesso invadono ambienti montani che andrebbero invece preservati.


Saliamo velocemente, più velocemente del previsto, e ben presto l'arrivo della funivia e il vicino rifugio compaiono sotto il cielo azzurrissimo: fa caldo, ma, come anticipato dal gestore del rifugio, abbiamo un pò di neve che ci sbarra la strada. D'istinto iniziamo a salirla essendo la via più breve, ma è troppo soffice e il fondo irregolare ci fa sprofondare. Ormai siamo da diverso tempo sui sassi e il percorso, ottimamente realizzato con lastre a mò di gradini, sparisce sotto la neve marcia senza lasciarci alcuna percezione di quale sia la direzione più solida. Saliamo quindi come possiamo, seguendo la roccia sempre stabile e ruvida, ci arrampichiamo, fino a che l'opzione nevaio diventa la vera unica scelta da fare e, seguendo alcune tracce leggere arriviamo al rifugio.
In effetti, nonostante la splendida giornata, abbiamo incontrato solo alcune persone che scendevano e le tracce sul nevaio sono vecchie, non sono neppure le loro... forse del giorno prima.


Di fessura in fessura







Una breve pausa al rifugio e poi via, prima che i muscoli si rilassino troppo, verso la statua imponente della Madonna delle Nevi a guardia del valico storico.
L'anno scorso è stata realizzata una nuova scalinata in metallo in sostituzione della precedente "rustica" realizzata in pali di legno infissi alla roccia e quindi la salita è agevole: sugli scalini, 238 per la precisione, una targhetta li dedica a persone amanti della montagna che non potranno più ammirare lo spettacolo che noi abbiamo davanti agli occhi.
Spettacolo davvero imponente!



Il Lago Smeraldo


La valle Svizzera Saastal


Sempre un bel gruppo!




Il rifugio è accogliente e la terrazza con vista sul Monte Rosa un luogo da cui mai, soprattutto in una giornata così, si sarebbe voluto lasciare ma la discesa necessita di altra fatica e tempo e casa è a molti chilometri di distanza: scendiamo.
Rifare al contrario il percorso su roccia non mi è gradito, quindi affrontiamo in discesa il nevaio che, visto dall'alto merita rispetto.
La traccia che avevo visto salendo mi indirizza, è solida e non sprofondiamo più di tanto: allontanandoci da essa capita di affondare però. Scendiamo agevolmente, in sicurezza ed è il giusto coronamento a un'escursione in alta quota, siamo poco sotto i 3000 metri, davanti a montagne ancor più alte.




Prima che il nevaio termini ritroviamo la strada abbozzata dalle ruspe e con quella, agevolmente rientriamo all'Alpe Bill dove la telecabina ci avrebbe riportato a valle.
E' stata una splendida escursione con panorami imponenti, tipici dell'alta quota, tra sassi e nevai. Un'escursione a tratti di ruvida roccia e a tratti dolce nell'attraversamento dei boschi, ma, soprattutto, queste montagne ossolane, anche se rese raggiungibili con gli impianti di risalita, aprono a scenari escursionistici importanti e impegnativi, come le montagne che facevano a guardia del Passo di Monte Moro, scenari che mi affascinano e che vorrò sicuramente approfondire.
L'Ossola mi ha conquistato da tempo. 





Lassù la Capanna Margherita a Punta Gnifetti 4554 m, quel puntino piccolo piccolo




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