Foto escursione Monte Varadega: escursione libera_mente

Monte Varadega, montagna che fa parte della lunga dorsale che dal passo del Gavia arriva fino al passo del Mortirolo: un modesto monte, ho letto in rete.
Un luogo aperto, assolato e, vista la descrizione, probabilmente l'avrei trovato solitario, privo del turismo di massa che, anno dopo anno, caratterizza le nostre montagne. Una montagna per puristi, per chi ha voglia di far fatica e di salire una facile cima panoramica.
In fondo è questo che cerco: una giornata con gli amici su e giù per monti senza altre distrazioni che i fiori, gli animali, i colori e... se ci sono... le nuvolette che corrono nel cielo azzurro.
Luoghi solitari, che non vengono alla mente.
Al passo del Mortirolo non ero mai salito e quale miglior occasione per colmare questa lacuna: ne ho moltissime altre da colmare, i monti non mancheranno di certo nel futuro!
Il programma della giornata prevedeva la salita tramite carrareccia, poi strada militare (Linea Cadorna, ovviamente) fino all'insellatura tre i due picchi che costituiscono il Monte Varadega, due picchi di praticamente egual misura: quello definito principale è dotato di un'ultima scalinata di pietre che porta a una profonda grotta, alla cui fine, uscendo da una finestra alquanto stretta, si può salire, in libera arrampicata, sui numerosi tasselli rocciosi che ne costituiscono la struttura. Questo ultimo passaggio era a libera scelta, l'escursione terminava all'insellatura dove, tra l'altro, c'era il segnavia con la targa Monte Varadega. 
I due pinnacoli, un optional. 



La prima parte della salita la si compie su strada asfaltata, per giungere fin sotto le Casera del Comune dal cui parcheggio tutte le descrizioni trovate in rete facevano partire l'escursione: io avevo trovato la versione Plus e volevo fare un lungo anello, da qui la partenza dal Passo del Mortirolo... che poi non è propriamente il passo (è tutto confuso in questa zona!). Il passo è oltre l'albergo  che ne porta il nome e lo si riconosce per gli adesivi che ne riempiono il cartello: un bivio, nulla più.
Lasciato quindi l'asfalto entriamo finalmente nel regno montano della Valle Varadega: davanti a noi i due pinnacoli del monte, poi una bella e già da qui visibile cresta affilata che compongono l'anfiteatro che s'allunga verso il passo del Gavia, dietro le montagne che ci si parano davanti l'Alta Valtellina con le imponenti montagne che la chiudono a nord. 
Non vediamo l'ora di essere lassù per ammirarle!


Qui ho già sbagliato strada per il troppo entusiasmo.
Pensando di conoscere una versione Special ho abbandonato la carrareccia, la strada militare che con tanta pazienza e fatica è stata realizzata, per dirigermi diritto alla meta (una scorciatoia avevo creduto) tra splendidi rododendri in fiore e un'erba verde vivo che faceva emozionare.
Il sentiero preso, evidente e ben segnato (ma muto, senza alcun cartello che ne indicasse la meta... che poi la meta poteva essere solo quella davanti a noi), s'alzava gradualmente e nel frattempo illustravo la nostra destinazione là davanti (i due pinnacoli con la piccola selletta tra essi) e facevo presente che la salita finale non era obbligatoria essendo esposta e non segnata: nessuna pressione da parte mia, ognuno poteva scegliere liberamente.




Tra chiacchiere e foto ai numerosissimi fiori ci siamo ritrovati sull'affilata cresta, fuori rotta.
Che fare?
La parte sommitale della linea montagnosa che ci avrebbe riportato alla nostra destinazione era un'insieme di graniti giganteschi, blocchi incastrati l'uno nell'altro in maniera caotica, casuale. Non era un versante pulito, liscio tanto da incutere timore, quanto una serie di anfratti, una scogliera che aveva visto il proprio mare ritirarsi in un tempo così lontano da essere dimenticato. All'apparenza sembrava un'azzardo, ma mi ero già trovato in una simile situazione, nelle Dolomiti di Tessa, e sapevo che si poteva proseguire: fino dove l'avremmo scoperto passo dopo passo, ma quello che riuscivo a vedere mi rincuorava. 
Ridiscendere perdendo la quota raggiunta è sempre una scelta difficile da compiere. 
Il pendio oltre la parte sommitale era scosceso e, alcune volte, inquietante, ma l'insieme di tasselli malamente incastrati era solido e, soprattutto ruvido: amo la ruvidezza della montagna, so che mi sostiene se ho il passo fermo e sicuro.


In queste occasioni, quando so di essere fuori sentiero e ho il mio gruppo di amici con me, smetto di fotografare e mi concentro sulla rotta da seguire: ogni tanto uno scatto qua e là, ma l'attenzione è per la via migliore, almeno secondo il mio giudizio.


Massi e poi massi, solo percorso libero da indicazioni.




La cresta e lassù, nell'angolo a destra, la forcella da cui siamo partiti.


Il Bernina con il suo ghiacciaio e qui le nostre rocce frantumate


Eccola la cima Varadega con la croce... ah, no: non è la cima principale, quella dove bisognava salire, non tutti mi raccomando!, con una breve salita in arrampicata libera senza indicazioni: ci siamo già sopra, arrivati lungo una cresta in libera interpretazione su cui siamo restati almeno un'oretta, muovendoci tra masso e masso, tra granito e granito, osservando le nostre paure camminare al nostro fianco senza degnarle di uno sguardo, perché tutti gli occhi, quando non erano puntati sul prossimo passo da fare, erano per lo spettacolo che solo lungo un cresta o da una cima si può osservare.
Quando ci sei nulla è più alla tua altezza, nulla ti sovrasta e poco importa se le montagne lontane sono molto più alte di te, perché sei come loro, sei un gigante tra giganti e attorno... attorno emozioni intense ancora tutte da scoprire.


Ridiscesi dal monte e raggiunta, con non poca difficoltà e senza passare dal foro che non riuscivamo a identificare essendoci sopra, l'insellatura tra i due pinnacoli, abbiam percorso la scalinata rocciosa e siamo entrati nella galleria fino in fondo, fino al buco: in un attimo saremmo potuti ridiscendere, ma doveva essere una giornata complicata e la nostra libera discesa è stata molto emozionante!




Con tutta la fatica fatta abbiamo salito anche la cima gemella.



Pessima foto di gruppo: sono stato ingannato dall'autoscatto che mi ha rilevato mentre premevo il pulsante, sfuocando quindi tutto quanto... o forse eravamo troppo radiosi e soddisfatti che abbiamo mandato in confusione il sensore.
(quest'ultima versione mi piace di più)


E poi la discesa, lungo la via che avremmo dovuto fare in salita: niente variante Plus, con la mia Special avevo abbondantemente riempito la giornata e quindi ben venga la strada militare disdegnata al mattino su cui... ma guarda un pò!... abbiamo incontrato anche gente che saliva e che tornava da un rifugio sul lato valtellinese.
La mia variante Special è per intenditori avventurosi.




Non è il Bernina laggiù in fondo, ma queste rocce sono stato il vero ingrediente di questa meravigliosa escursione in libera.







Che dire di una splendida giornata così?


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