Foto escursione Monte Corno: extreme Ledro

Ogni esperimento di magia ha bisogno di una distrazione iniziale per stupire e riuscire... ogni bella storia necessita di un antefatto o di un prologo: è sempre così.

Abbiamo percorso il Lago di Garda fino a Riva senza quasi accorgercene, gli ingorghi letti sul web un'aneddoto difficile da collocare nel presente: la Gardesana Occidentale è una strada spettacolare e ricca di scorci, anche per chi la conosce da tempo. Non ci si può fermare, bisogna solo proseguire e osservare il Lago di Garda ... i suoi paesi, la storia che esso racchiude, le montagne che lo osservano dappresso e ricordare, ricordare le innumerevoli escursioni o gite personali che hanno avuto questo lago come palcoscenico.
Un sogno poterlo guardare anch'io, alla guida, senza dover costantemente guardare solo l'auto davanti e attendere le luci rosse degli stop. Anche uscire da Riva del Garda (o di Trento a seconda della provenienza) è stato semplice e, in breve, ecco il Lago di Ledro con le sue acque cristalline sonnecchiare ancora un pò, il cielo grigiastro, qualche gocciolina di pioggia sul parabrezza raccolta tra Toscolano Maderno e Limone del Garda.
Facile, semplice e veloce: questi gli aggettivi pensati e discussi lungo il viaggio.
All'inizio c'è la distrazione.

Abbiamo parcheggiato in un bel parcheggio gratuito a Pur, raro trovarne così vicino al lago e, pronti e vestiti di tutto punto... cartina alla mano... ci siamo incamminati verso la nostra destinazione: un bel giro a... lente di ingrandimento, cioè una parte iniziale (manico), un anello (lente) e il ritorno lungo l'accesso (ancora manico).
Avevo dovuto mischiare due itinerari letti sul web, per poterlo adattare ai miei gusti, ero sicuro che sarebbe stato un successo nonostante i 1000 metri di dislivello previsti.
Non ero voluto partire troppo presto, era un dislivello fattibile.
Lungo la strada, inizialmente asfaltata, un bel parco con animali, davvero giganteschi in legno, ci allietavano. Abbiamo camminato un pò... più del breve tratto segnato sulla cartina dove avremmo dovuto svoltare... Giunti allo scimmione la sua espressione mi ha illuminato: sicuro? Pensi che sia per di qua?
Cartina letta al contrario, rientro sui nostri passi... un pò affrettati...
All'inizio c'è l'antefatto, il prologo.


Purtroppo il mix dei due percorsi mi ha portato fuori strada, alcune descrizioni erano poco precise, alcune case erano sorte nel frattempo rendendo privati i sentieri che leggevo sulla mia non recente cartina... ma abbiamo risolto e trovato un nuovo accesso e quando hai aperto la "porta" dell'escursione per cui ti sei svegliato la mattina il tempo precedente non ha importanza: si azzerano le forze, si azzerano i tempi e ci si catapulta, finalmente, in salita.
Già, la salita... che sarà costante, bizzarra, improvvisa, infinita a volte, ma che ci ha regalato un anello, non una lente di ingrandimento, da 1400, non carati, ma metri di dislivello dove lo stupore e le sorprese continuamente azzeravano la fatica appena trascorsa e ci spingevano ad andare avanti per vedere cos'altro, anche se sembrava impossibile, ci sarebbe stato ancora.





La chiesetta di San Martino dove abbiamo incontrato le uniche persone prima della cima: non avevo ancora compreso il prologo percorso e quindi ho rimandato la foto di gruppo da quel crinale così panoramico. Non ci saremmo tornati, l'abbiamo deciso lungo il percorso di cresta tra il Monte Corno e la Cima Caset, una volta che abbiamo, finalmente, "inquadrato" l'area montana scegliendo il percorso migliore e logico visto dove avevamo parcheggiato.
Ne è uscita un'escursione intensa, ma completa.





Anche quando il sentiero sembrava pianeggiante, per tenerci desti... pendeva.


All'improvviso la roccia: bianca, rilucente nella luce del sole che aveva perforato le nuvole e, quasi senza aiuto del vento, aveva sconfitto le nuvole e mostrato lo splendido cielo azzurro.
Questa roccia si libera di slancio dall'abbraccio del verde, si spinge lontano dagli alberi, incombe e richiama. Sgorga tra le pieghe del sentiero, genera le pieghe del sentiero e più saliamo più prende possesso del nostro tempo, si sbriciola e affatica i nostri passi: sarà lei, ora, ad essere protagonista.






Il Lago di Ledro



Dopo la sosta (breve o lunga non so... direi della giusta durata) ci attendeva la parte più avventurosa della giornata: il Sentiero Attrezzato Mora Pellegrini, di modesta difficoltà, ma essendo un percorso sia di cresta che d'intaglio aggiungeva nuovo interesse alle splendide scenografie che avevamo già fotografato innumerevoli volte. 
Continueremo a fotografarle.












La roccia, così solida e così... duttile


Arrivati a Cima Caset, la terza cima della giornata (Monte Corno, Cima Pubregno e Cima Caset), decidiamo per il ritorno "alternativo", senza però aver realmente contezza del tempo che impiegheremo: facciamo ipotesi... saremo più veloci.


Dalla Bocca Caset, per merito di una bella strada forestale, giungiamo velocemente alla Malga Giù, un largo alpeggio che ci ha permesso di rifiatare un pò: la strada era comoda, ma con quell'inclinazione che induce a proseguire, quasi senza accorgersene... quasi, perchè la fatica iniziava davvero a farsi sentire.


Ed infine eccoci alla seconda e ultima malga: Malga Cita, una splendida area attrezzata per pic-nic con panche e tavoli ed anche alcune aree coperte per sfuggire al sole.
Sorge al termine di una bella strada asfaltata che parte da Pur, immersa nella pineta vicino al Ledro Land Art, un'area popolata da giganteschi animali in legno... tra cui, quasi alla malga, uno scimmione che sorreggeva un pino.
Eravamo sulla buona strada, ma se lo avessimo saputo forse avremmo fatto altre scelte, chissà: quello che conta è che siamo tornati davvero soddisfatti della splendida, intensa, faticosa, sorprendente escursione sopra il Lago di Ledro.




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