Foto escursione Monte Crocione: quando la giografia vista dall'alto confonde
Escursione panoramica in Lombardia, regione costellata da innumerevoli laghi alpini e prealpini... tanti da non riuscire quasi a ricordarne i nomi e le forme: forse proprio le forme... anzi... la forma ha tratto in inganno questa volta.
Tre laghi tutti in una volta che mischiano le loro acque e che l'abitudine, più che la conoscenza, ne identifica il nome: lago di Lecco, di Como e Lario. Rami della stessa Y, province che ne rivendicano un solo ramo... uno reso famoso da Manzoni e studiato a scuola fino a renderlo odioso... acque che si mischiano, acque che cambiano nome più volte fino a rivendicare l'indipendenza dalla provincia che ne accompagna la propria costa. In mezzo, a far da arbitro, Bellagio e non importa sapere a che provincia appartenga: il comune osserva le acque mischiarsi, quelle del lago di Lecco e quelle del Lago di Como, fino a diventare solamente Lario.
Tre laghi che sono solamente uno.
Il lago ha una forma caratteristica impossibile da dimenticare.
Per noi che partiamo dal sud della Lombardia, il braccio di Lecco è raggiunto passando per Bergamo e ha il sapore delle Orobie e delle Grigne. Il ramo di Como, invece, lo raggiungiamo pensando alla Svizzera, a Varese e al Lago Maggiore. Sono rami molto aperti, con identità differenti che sembrano distanti.
Bellagio, arbitro, governa indisturbato.
Passato il paese di Pigra... lungo una strettissima strada che ne giustifica l'isolamento (nel ritorno abbiamo veduto una signora, una dama d'altri tempi all'apparenza, al di fuori della sua dimora indossando una ricca vestaglia bordata di sintetic pelo... davvero molto pigra essendo pomeriggio inoltrato)... le numerose curve hanno confuso la bussola mentale, mischiato nozioni minando le certezze iniziali. La giornata di sole, un pò fresca invero, ci ha reso allegri e ciarlieri. Dal rifugio Boffalora, dove non vedevamo l'ora di arrivare e scendere dall'auto, il nastro d'asfalto correva davanti a noi e l'acqua del lago... quale?... occhieggiava laggiù.
Dopo l'Alpe Lenno, il primo obiettivo era il Monte Galbigia, sotto cui il rifugio Venini... la cui scritta era ben visibile quanto i rami del lago sottostante... attendeva ospiti che lo avrebbero raggiunto in ogni modo: a piedi, come noi privilegiati... considero sempre un privilegio potermi muovere con le sole mie forze, senza ausili meccanici... altri in bici. infine i meno sportivi e più chiassosi in motocicletta.
Già all'Alpe Lenno le conoscenze geografiche traballavano nell'euforia della giornata: la comparsa del Lago Ceresio (Lago di Lugano), spuntato dietro la catena dei Monti Lariani quasi indisturbato, era sembrato una propaggine dell'infinito ramo occidentale, quello di Como per intenderci.
... ma non era la giornata adatta per fare interrogazioni: le dolci montagne lariane sembravano un diorama didattico, un giocattolo che genitori oculati avrebbero regalato prima ai figli per aiutarli nello studio e poi regalato alla loro scuola per favorire futuri studenti. Il panorama era immobile, ancora spoglio di foglie sui rami, riverberava i nostri sguardi meravigliati e incuriositi.
Lungo la breve salita al Monte Galbigia, poco sopra l'accogliente rifugio Venini, resti delle fortificazioni volute dal generale Cadorna per la realizzazione della Frontiera Nord e, recuperandone alcune strutture, l'Osservatorio del monte omonimo.
Sul Monte Galbigia
Il Lago Ceresio e più lontano, quasi indistinguibile, una piccola porzione del Lago Verbano (Lago Maggiore)
Muretto della Frontiera Nord.
Degli altri incontri con la Strada Cadorna, quel che resta in quest'area è di sicuro la parte più monumentale che ho incontrato, che rende più l'idea della frontiera, del "da questa parte noi, aldilà voi".
Muri per contenere o per separare... per dissuadere o per rivendicare il possesso di quanto "al di qua"... muri fisici, ma spesso sono i muri mentali entro cui racchiudiamo le nostre convinzioni che ci soffocano, ci limitano e ci fanno perdere le occasioni, anche quelle a portata di mano.
"Se lo vuoi riesci" è l'invito di quest'anno e questa semplice escursione, a cui alcuni si sono avvicinati con titubanza, è stata d'esempio.
I muri lasciamoli alla storia, andiamo oltre.
Bellagio, cuspide del Triangolo Lariano alle sue spalle
Finalmente, dopo aver risalito il Monte Tremezzo, raggiungiamo il Monte Crocione, anch'esso tondeggiante rilievo e quello più proteso verso il lago: sotto di esso Menaggio e, dopo averlo preso a punto di riferimento abbiamo cominciato a indicare la costa lecchese snocciolando escursioni passate a 360°, rivivendole da un altro punto di vista, mantenendo, se non amplificando, i piacevoli ricordi.
Quasi tutti
Infine il rientro.
Dopo alcune foto e un video goliardico, davvero gradito, per festeggiare la giornata, abbiamo iniziato la discesa: il cielo non più azzurro diventava candido, con una luce fredda ben poco augurante.
Circumnavigato il Monte Tremezzo... come alcune avevano già fatto, senza salirlo come noi, prese com'erano a chiacchierare lungo il facile sentiero... abbiamo fatto una breve "sosta torta" al rifugio Venini e poi giù, un pò di fretta in tempo per raggiungere il parcheggio sotto un "violento acquazzone a tratti nevoso"... diciamo alcuni minuti di pioggerella con qualche goccia infreddolita tanto da sembrare neve: bisogna accontentarsi ormai.
L'escursione termina, il dislivello previsto è stato più o meno rispettato, i dubbiosi più che soddisfatti e i "tre laghi"... vedremo nelle prossime occasioni se i miei escursionisti ricorderanno quanto veduto, altrimenti... beh, ci toccherà ritornare!
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