Foto escursione 28-29 gennaio: l'Altopiano degli Andossi e il Passo dello Spluga

L'attesa è un percorso ricco di quotidianità dove aleggia l'ombra del desiderato che, spesso ma non sempre, si sovrappone al presente... distogliendo l'attenzione e modificando le percezioni.
L'attesa è una freccia scagliata che ti trascina avanti con la sua invisibile corda, attraverso ore dense che sembra non passino mai: si agisce con quest'idea del confronto continuo con quel momento che non arriva ancora, che sgocciola piano senza mai diventare quel lago entro cui finalmente immergersi.
L'attesa vive vicino a noi, ci parla, ci racconta del poi, ci promette o ci illude: promessa e illusione, che comporta delusione, sono le sue due facce, la seconda sempre nascosta tra le pieghe della prudente  consapevolezza.
Due anni, due anni è durata l'attesa di trascorrere un weekend invernale sugli Andossi, al rifugio Mai Tardi: prima la pandemia, poi l'assenza di nevicate adeguate hanno dilatato l'attesa, sempre con quest'idea in testa, sempre speranzoso di poterci andare.
Sceso dall'auto a Madesimo, dopo aver passato in rassegna i  vari parcheggi trovati al completo fino a trovarne uno lontano dagli impianti di risalita e quindi ancora libero, il freddo intenso, sospinto dal vento carico di neve trascinata via da dov'era caduta, mi ha fatto pensare: perchè? Perchè qui e perchè proprio oggi a fine gennaio vicino ai "giorni della merla", i giorni più freddi dell'anno?
In quel breve tragitto che separa il posto del guidatore dal portellone del bagagliaio le mie dita mi hanno salutato e mi hanno detto "arrivederci, ci vediamo dopo la doccia calda di questa sera".
Madesimo e i dintorni erano davvero affascinanti, vivi: auto in ogni ove, sciatori che nella consueta andatura cammellata con gli scarponi indosso si preparavano a una giornata sulla neve: tutti i colori delle loro tute scintillavano tra la neve azzurra nell'ombra del sole nato da poco, ma ancora nascosto dalle ultime cime, che lanciava la sua luce di rimbalzo contro il cielo limpido.
Avevo così tante volte rivisto quell'inizio di giornata leggendolo sulla cartina, che l'essermi spostato maggiormente entro valle non mi aveva disorientato più di tanto: gli Andossi erano sempre sopra di noi, orientarsi nessuna difficoltà.
Infreddoliti, ciaspole agganciate allo zaino, ci siamo diretti lungo la strada, sul marciapiede sgombro di neve che ancora proseguiva, fino a trovare un altro parcheggio e una casotta in legno, il nostro vero rifugio di quella prima giornata, sorto inaspettato: entrati nell'ampia sala ci siamo riparati dal vento e ci siamo meglio organizzati con le ciaspole, il percorso moto-pedonale poco distante.
E' bastato fare qualche passo, è bastato iniziare a salire, uscire finalmente da quell'ombra luminosa e il sole ci ha rinfrancato subito... i colori si sono accesi della giusta tonalità, le ombre meglio disegnate e il cielo, oh il cielo così azzurro che solo l'inverno sa regalare, ci avvolgeva.
Un cielo vivo, mai immoto, con aree bianche che non si sapeva se erano nuvole o neve ghiacciata sollevata e trasportata come la sabbia dal ghibli: l'incostante vento le creava e le disfaceva continuamente.
La salita è agevole e si srotola davanti a noi tracciata dai cingoli dello spazzaneve: una via per le motoslitte e una, malfatta, per i pedoni... saremo noi gli unici pedoni sugli Andossi... ed è un vanto.







L'acqua, scultura di se stessa



Ed infine partiamo per scoprire gli Andossi.
Dopo aver raggiunto il rifugio Mai Tardi ed esserci alleggeriti di quanto inutile per quel pomeriggio, ci siamo messi in marcia con l'intento di percorrerlo quasi tutto, fino ad arrivare al Lago Nero.
Gli Andossi sono un altopiano informe e semi pianeggiante che guarda da un lato la Val Scalcoggia dove Madesimo si adagia allungato  e dall'altro la strada che porta al lago di Montespluga e al Passo dello Spluga. E' un territorio ondulato, come un'informe e allungato impasto di pane che un fornaio, richiamato altrove, non ha terminato di lavorare: pianure, conche e più o meno brevi salite si alternano senza logica, ma salendo costantemente verso i contrafforti del Pizzo Spadolazzo, il Suretta e, ad anfiteatro, i monti svizzeri della Valle Niemet.
Non c'è riparo e il vento dell'oggi la fa da padrone... alcune volte con ostilità capricciosa.
La fanno da padrone anche le onnipresenti motoslitte, ma siamo attenti e l'assenza di veri pericoli ci portano a tracciare il nostro sentiero anche lontano dall'evidente pista e dal fumo dei motori.
La neve scricchiola, resiste ma poi cede, ci ostacola o ci sfida: non sappiamo più dove guardare e io ho già risposto, dentro di me, alla domanda fattami all'arrivo: perchè? Perchè oggi, vento o non vento, è la giornata invernale perfetta, è il momento giusto e giusta è anche la compagnia che non s'abbatte nè per il freddo nè per le salite nè per i fuori pista improvvisati... la conca a metà del monte la nostra meta sotto cui dobbiamo arrivare, la nostra stella cometa.







Il Lago Nero è dietro la curva, ma noi abbiamo bisogno di un riparo, di toglierci il vento di dosso. Raggiunti gli edifici, invero diroccati, della cava facciamo sosta pranzo... le dita si sono risvegliate, i cappelli tolti e i visi... wow, soddisfatti e orgogliosi!



Rientro al rifugio... la doccia calda ci aspetta.



Il vento continua a sferzarci fino all'ultima discesa: le ombre s'allungano, disegnano sulla bianca tavolozza i contorni delle vicine cime... entriamo con ancora il rifugio illuminato.
Il freddo non lo sentiamo più, è tutto racchiuso nei nostri ricordi.



Il primo sole accarezza le cime


Avevo promesso una giornata turistica e quindi siamo scesi dagli Andossi fino alla macchina per andare dall'altro lato, fino al lago di Montespluga e poi su su fino al valico dello Spluga.
Le montagne sono le stesse, l'altopiano degli Andossi ora è visibile nel suo sviluppo allungato, ma arrivati all'altezza della diga che chiude il lago artificializzato, gli ingredienti già visti assumono un altro aspetto, catapultandoci in un mondo nordico, dove le strade rimangono comunque innevate e i laghi non sono altro che un'insolita e innaturale pianura, dove i pendii bianchi cadono nel lago o è il lago che sale a conquistarne le salite: biancore e sole... avverto una grande pace.


Appena dopo l'ultima casa la SS 36, la Strada Statale del Lago di Como e dello Spluga, è completamente innevata: saliamo divertiti, rispettando i limiti di velocità (siamo vicino alla Svizzera, meglio non sgarrare!)



I due valichi, lati della stessa medaglia



Noi in Svizzera


Fregio militare sul cippo di confine


Montespluga verso il lago


Rimaniamo su al passo senza troppa fretta, il vento è placato... ha capito che ormai siamo temprati e non ci pieghiamo facilmente: la temperatura è salita, potremmo rimanere qui a goderci il panorama e il tepore invernale, ma vogliamo vedere il lago da vicino e quindi scendiamo. In questa mattinata non siamo stati soli come il giorno precedente, almeno per quello che riguarda gli umani in posizione eretta. All'arrivo a Montespluga parcheggiare è stata la parte più difficile della giornata: moltissimi scialpinisti erano giunti prima di noi e avevano esaurito i posti disponibili. Con loro abbiamo condiviso la salita lungo la statale... con loro e con le immancabili motoslitte.
Pazienza, sarebbe stato più... romantico direi... se non ci fossero stati i mezzi a motore, che questo mondo in letargo invernale non venisse disturbato: la neve assorbe i suoni, ti aiuta ad ascoltare la fatica, ti aiuta a diventar parte di ciò che attraversi... sono momenti intimi, personali e molto importanti per conoscere se stessi.
Abbiamo tempo per passeggiare sul lago ghiacciato, senza conoscerne i contorni ci orizzontiamo con le massicciate che sorreggono la strada e con le case che spuntano qua e là lontane dal nucleo del borgo montano. Assaporiamo tutto quanto possiamo: occhi e spirito.
Le motoslitte passano: lampo, un boato e sono già oltre... fieri di vivere quell'attimo.




Noi, un passo dopo l'altro, osserviamo tutto quanto... fieri di vivere la giornata senza disturbarla. 


Commenti

  1. Bello bello bello.... Porto ancora dentro l'energia (eolica) di quei posti, dei colori, del sole e della compagnia. Grazie

    RispondiElimina
  2. Descrizione emozionante. Scrivi benissimo, ancor meglio di come ricordassi.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

PROGRAMMA ESCURSIONISTICO 2019

PROGRAMMA ESCURSIONI 2018

Programma Escursionistico 2017