Racconto ferrate Val Brembana
Due ferrate nella stessa giornata: una al mattino e l'altra al pomeriggio.
L'avevo già fatto ed è sempre una giornata speciale!
Si parte comunque con un sentimenti intensi, che possono essere timore/apprensione/sfida/curiosità... molto più intensi di un'escursione, anche se lunga. Nelle escursioni è più la percezione del dislivello da compiere e delle ore da impiegare che tengono occupata la mente, fanno muovere le gambe.
Le uscite in ferrata, invece, la salita è fatta di segmenti e i segmenti sono i tratti di cavo d'acciaio tra un fermo e l'altro dove andremo a muoverci, dove metteremo alla prova le nostre abilità. Non c'è la percezione del tutto, se non alla fine quando si scende, quando si torna e si guarda la parete appena salita e se ne riconoscono le gole, gli anfratti, le cenge e le placche verticali che ci hanno messo così a dura prova: in quel momento, il più delle volte già al parcheggio, vediamo il tutto, uniamo i segmenti dei nostri ricordi e componiamo la figura della giornata terminata... in bilico, sempre in bilico, tra la soddisfazione d'averla terminata e il rimpianto di non essere ancora lassù a superare quel passaggio chiave che ti carica di adrenalina.
... ed è allora, quando la giornata ti offre la possibilità di bissare l'esperienza, che la giornata diventa speciale.
Ferrata Nido dei Santa Croce, Val Brembana.
Ferrata nuova, realizzata in una frazione di San Pellegrino Terme.
La ferrata risale due monti, collegati tra loro da un ponte sospeso.
Tecnicamente è di difficoltà moderata, ma, non essendo questa un'unità di misura precisa, c'è sempre la possibilità che non sia come ce la si aspetta.
Il gruppo è variegato e posso mischiare le carte in modo che chi ha poca esperienza abbia vicino a se chi ne ha di più.
Arriviamo presto, la mia clessidra mentale ha costretto tutti a partire molto molto presto nonostante la vicinanza da casa, e trascorriamo tutta la salita da soli, gestendoci il tempo secondo i nostri ritmi.
E per fortuna!
Qualche indecisione dovuta all'inesperienza o alla troppa ansia pone le persone più esperte nella condizione di aiutare chi ha perso la lucidità per superare alcuni passaggi: non importa, l'esperienza si fa solo affrontando ciò che non sappiamo fare, per migliorare.
Alla fine tutti contenti arrivati in cima.
Salutiamo due di noi che, avendo già un altro impegno nel pomeriggio, hanno voluto condividere la mattinata con noi.
Ferrata Madonnina del Coren, val Brembilla... diciamo la valle parallela a quella di San Pellegrino Terme ubicato al centro della Val Brembana.
Non so, porto sempre l'auto e quindi guido e poco conosco di quella zona, che ho chiaramente acquistato ma mai frequentato: i sedili posteriori... non so di che magia sono pregni, ma tra San Pellegrino Terme e Brembilla gli occupanti posteriori sono caduti nel regno dei sogni, azzerando quindi buona parte della fatica appena fatta.
La strada che sale al piccolo abitato di Cavaglia deve averla disegnata un cardiologo, sveglia gli occupanti posteriori... più simili a bagagli.
L'abitato è minuscolo e ha come unica attrazione una splendida vasca in pietra con tanto di rubinetto: l'ho notata subito appena ci siamo addentrati tra le poche case dirigendoci all'attacco: mentalmente ho preso appuntamento con lei al ritorno!
Ero già stato su questa ferrata, ma ad eccezione di un punto dove avevo dovuto effettuare assistenza a chi mi seguiva e alla tortuosa grotta verso il termine della via... ricordavo poco o nulla.
Di certo non ricordavo la fatica, forse a causa del caldo di quasi mezzogiorno... davvero mezzogiorno di fuoco... per arrivare all'attacco attraverso il bosco (mentalmente ho raddoppiato l'appuntamento appena preso, non si sa mai)
E' risaputo da chi mi conosce che non amo il bosco: beh, l'ombra del bosco l'ho molto gradita questa volta.
Fortunatamente la parete e praticamente sempre in ombra, moderatamente difficile come la precedente... un pò più difficile della precedente in effetti.
Nonostante il numero che s'era ridotto, le carte erano ancora ben mischiate: la fatica della prima ferrata, il sentiero d'accesso abbastanza impegnativo e il caldo hanno prosciugato le energie e qualche intervento in aiuto è stato fatto, anche se ciò che conta è che nessun s'è perso d'animo e la salita s'è conclusa in gloria sotto la croce di vetta della Corna Camoscera.
Pranzo!
Avevo mangiato una cosa al termine della prima ferrata, ora avevo proprio fame e così i miei compagni d'avventura.
Difettavamo tutti di acqua da bere (forse è meglio triplicarlo l'appuntamento) e l'abbiamo suddivisa: ho raccontato della vasca in pietra con rubinetto che ci aspettava nell'abitato... nessuno l'aveva notata... e questo li ha rinfrancati un bel pò... tanto che siamo scesi abbastanza velocemente, desiderosi di raggiungerla, tanto che il primo sentierino ino ino che puntava direttamente a valle alcuni l'hanno imboccato senza alcun dubbio. Recuperati, riportati sulla retta via, siamo giunti a valle e all'acqua!
Certo, ferrate a quote così basse sono da evitare in piena estate... d'accordo... ma per fortuna la parete era all'ombra e così un pò si è mitigata la giornata caldissima.
Di necessità virtù.
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