Foto escursione Pizzo Formico

Versione 3.0
Essì, perchè questa escursione non è nata da una scelta ponderata, ma è stata via via approfondita ed abbellita fino a questa versione... che ritengo sia stata la migliore, fortuna compresa.
Inizialmente doveva essere una semplice ciaspolata (poco dislivello, escursione breve, partenza ad orario colazione), poi è diventata escursione invernale di media lunghezza (dislivello e tempo medio, forse ramponcini e partenza sempre ad orario colazione)... poi la versione Full (dislivello medio/alto, giornata intera, ramponcini per sfizio nello zaino e partenza mattiniera).
La versione Full prevedeva anche la visita, al ritorno, all'antico Santuario della SS Trinità di Casnigo con la sua cupola dipinta a sovrastare l'altare definita la "Piccola Cappella Sistina Bergamasca".
C'era anche una versione Premium, ma non conoscendo la zona non ho potuto valutarla... qualcuno è tornato alquanto affaticato dalla versione Full.

Carnigo è situato all'inizio della Val Seriana a pochi chilometri da Bergamo, un angolo di territorio montano molto dolce. Non lo conoscevo, mea culpa, forse per il fatto che le valli le percorro per raggiungere l'alta valle, dove credo di trovare il meglio che essa può dare: cattive abitudini che Casnigo mi ha rivelato.
Sopra il paesetto c'è una zona montana, il Monte Farno, di cui i valligiani sono molto fieri: un'anziana donna ci ha interrogato sulla nostra destinazione, annuendo e approvando, e se n'è andata soddisfatta di aver sentito dialetti foresti giunti per il loro territorio.


L'ultima escursione con l'ora legale inizia nell'aria freschetta dal parcheggio del Santuario, a cui non degniamo troppa attenzione: è l'evento da guastare prima del rientro a casa e poi l'aria è davvero freschetta... bisogna mettersi in marcia!
L'entusiasmo e la pelle d'oca sotto i vestiti ci portano un pò fuori strada, tra carrarecce e sentierini sbarrati... tanto che dobbiamo rientrare per ripartire dal primo segnale. Ci viene in soccorso un ciclista che rallenta e ci fornisce velocemente tutte le indicazioni: bravo ciclista, eri anche in salita!
Ma come sono gentili in questo posto!
Ripreso il sentiero corretto, forti dell'indicazione trovata sull'albero, imbocchiamo il sentiero... e lo perdiamo senza rendercene conto. Chiediamo nuovamente aiuto e saliamo, tra sentieri e tracce, passando tra una casa rurale e l'altra, tra un segnavia e un'intuizione fino alla Conca del Farno... luogo di partenza della versione breve.



Questo angolo di montagne lombarde, che s'alzano quasi dalla piazza centrale di Bergamo, mostrano una cortese ambizione: rivaleggiare, nell'immaginario escursionistico, con quei territori ordinati... puliti... organizzati... accoglienti... dove capisci che la gente in cui ci vive ne apprezza i contenuti e li vuole promuovere, ma non snaturare. Inevitabilmente il paragone con il Trentino-Alto Adige, anche se qui, di impianti di risalita per lo sci alpino, neanche l'ombra... se non un piccolo piccolo skilift nell'area del Monte Farno, al termine dei numerosi parcheggi: innocuo.
Superata la salita si entra in uno spazio aperto, ondulato morbidamente, dove svetta il Pizzo Formico con la sua croce a chiamarci. A colpo d'occhio scegliere la via è difficile: la cresta che ondeggia verso di esso vien voglia di risalirla, di seguirne la geografia... o anche seguire la strada di fondovalle che scivola tranquilla come un fiume in secca: rimaniamo sul sentiero, traguardiamo i puntini colorati delle persone che ci precedono e cerchiamo di non perdere troppo quota.
Già, i puntini colorati.
Siamo noi le sole macchie di colore.
Fa caldo, fa caldo da primavera inoltrata ma i colori dei fiori, il verde brillante dei prati non è ancora sbocciato, soffocato dalla polvere della terra asciutta: è un territorio monocolore che chiede la pioggia, pronto a rinascere.




Il Gigante di Pietra, anche lui imbronciato per l'assenza di pioggia: in questo marzo fin troppo caldo ha dovuto raccogliersi i capelli!


Giunti alla cima del Pizzo Formico le ondulazioni di questo territorio ci chiamano... e noi rispondiamo. Ridiscendiamo "in valle", intercettiamo uno stradello e saliamo verso una sella aperta. Vogliamo raggiungere il rifugio Parafulmine e scegliamo la via più contorta lungo un'ampia cresta. Prima della salita leggiamo i segnavia, che riportano luoghi conosciuti, anche alcuni ricordi recenti. In questi anni stiamo componendo un'ideale puzzle, con le nostre escursioni, cambiando sempre destinazione: inevitabilmente le tessere trovano dove agganciarsi l'un l'altra.



Monocolore


Ghiaccio nella steppa del Monte Farno: le geografie si mischiano e si confondono


Passo dopo passo giunti al rifugio Parafulmine ci godiamo un altro pò di riposo, perchè tra una leggera risalita e l'altra i chilometri li abbiamo percorsi e non importa se la giornata e la compagnia sono stati corroboranti, l'orizzonte così aperto da sembrar di passare da un rilievo all'altro chiacchierando del più e del meno... ci troviamo nel punto più lontano dell'escursione, la via del ritorno ancora tutta da percorrere!


Uno strano roccolo circolare: il mistero s'infittisce!


Dopo l'ennesima deviazione per osservare da vicino il misterioso roccolo circolare, lasciamo il Monte Farno e, unici, scendiamo verso il Santuario. Così come la partenza è stata non troppo lineare, anche il ritorno... segnavia, ricordi, sentieri, stradelli tutto s'ingarbuglia ma il campanile con la cipolla sulla chioma ci indica la direzione: si sceglie il percorso migliore, a tratti differente dalla salita.

A questo punto inizia la visita culturale.




Il Santuario, i cui lavori di ristrutturazione sono finiti a maggio 2021, apre solo la domenica o in particolari occasioni: morale, l'abbiamo trovato chiuso.
Peccato, mi sarebbe piaciuto completare la giornata con la visita a questo santuario la cui volta viene paragonata alla Cappella Sistina.
In una sala della canonica si stava tenendo una festa di laurea e forse la giornata gioiosa, la naturale bonarietà degli abitanti di Casnigo... la mia espressione dispiaciuta quando mi hanno comunicato che al sabato era tutto chiuso... hanno compiuto il miracolo e, con soddisfatto orgoglio, sono comparse le chiavi del Santuario e tutte le porte sono state spalancate per noi.. e per i fortunati turisti che non avevano ancora raggiunto le auto per andarsene dispiaciuti.



Il Santuario è piccolo, la volta colorata davvero uno spettacolo.
Ci viene mostrato con semplicità, ci viene raccontato che a Casnigo sono più devoti all'altro Santuario, quello della Madonna d'Erbia poco distante, ma che questo è il più antico e ci sono... affezionati.
L'escursione termina così, tra la gente del luogo che ci apre le porte, che ci accoglie e ci mostra un loro tesoro che conservano, ma che vogliono condividere: è bene mostrare ed è un dovere rispettare.



Le preziose statue del presepe: la Sacra Famiglia




Un angelo, a volerci fermare prima dell'inevitabile


Commenti

Post popolari in questo blog

PROGRAMMA ESCURSIONISTICO 2019

PROGRAMMA ESCURSIONI 2018

Programma Escursionistico 2017