Racconto ferrate didattiche in Appennino
Racconto... eh sì, questa volta solo racconto.
Ferrate didattiche... avevo scelto due semplici ferrate per dare l'opportunità di mettersi alla prova su questi sentieri verticali, dove comunque ci si deve muovere da soli, anche se in fila indiana. Quando i dubbi assalgono si è soli in quel piccolo spazio rappresentato dal punto di sosta sicuro all'incerto passo da compiere per raggiungere un nuovo punto di sosta, che non vediamo ancora per il timore dell'inesperienza. Non conta chi c'è davanti o chi c'è dietro, i consigli e le indicazioni possono diventare un brusio incomprensibile: il mondo sicuro della sosta su cui siamo non lo vorremmo lasciare.
Gli amici che hanno aderito a questa mia iniziativa erano molto eterogenei: Paolo (con diverse ferrate alle spalle, alcune il cui blasone non ricordava), Roberto (anche lui con alcune ferrate percorse e, soprattutto, già venuto con me in una recente ferrata), Laura (che da poco e con me aveva iniziato queste esperienze montane) e Fabiana (alcune semplici ferrate nel curriculum e qualche timore messo nello zaino).
Due ferrate appenniniche, sopra Reggio Emilia.
Tralascio il racconto delle scelte fatte dal mio navigatore per farci raggiungere la piccola frazione di Toano, Castagnola per la precisione (ad un certo punto mi aspettavo: "Tra duecento metri voltare a destra e poi citofonare").
Ferrata Balze di Malpasso, un'insieme di rilievi che calano verso il torrente Dolo fino a raggiungere una parete, l'unica verticale.
L'ambiente è interessante: tipicamente collinare... con i paesini che si contendono il primato per essere quello più piccolo... fino alle Balze... che crollano improvvisamente come se fosse accaduto un tragico evento naturale... scavate dal torrente Dolo, lungo il cui corso si possono salire due impegnative ferrate.
Un'altra volta però.
Fa già caldo, l'iniziale boschetto fa solo afa e, trovato l'inizio della ferrata, si scende per raggiungerlo: un ponte di corda e assicelle solca l'ansa del Dolo e raggiunge la prima parete.
Il ponte traballa e scricchiola come un veliero d'altri tempi, le assicelle sono distanziate ma sicure, il moschettone canta a traino mentre scivola sul cavo.
Si inizia.
Fabiana è timorosa, i ponti sono (per ora) un punto debole, ma per iniziare ad arrampicare bisogna andare dall'altra parte.
Laura non si lascia intimorire e lo attraversa in sfida, incurante dei cigolii.
Roberto e Paolo sono a loro agio, seguono e si godono il panorama.
La prima salita è semplice, molti pioli sulla parete liscia, passato il ponte ondeggiante la stabilità della roccia è la benvenuta.
Neppure il tempo di congratularsi con se stessi salita la parete che bisogna scendere, un piccolo tratto in discesa su un torrione arrotato.
Sentiero in discesa e il secondo ponte (l'ultimo lo giuro) breve però, ma ormai il dado è tratto e anche i timori se ne vanno dallo zaino di chi li aveva portati da casa. Il ponte porta alla piccola cengia con cui si accede all'unica parete verticale della ferrata. Proseguendo ci sarebbe una parete più impegnativa a lunga, ma desisto: la giornata è appena iniziata.
Spiegato alcuni passaggi visibili sopra di noi salgo, attendo nei punti nuovi da superare. Fabiana, che mi segue, è concentratissima... manifesta i suoi dubbi senza fermarsi, acquisisce i suggerimenti e inizia a metterli in pratica (potevo azzardare l'altra parete, ma va bene così). Laura segue senza tentennamenti: è più forte e solida, i passaggi, seppur semplici ma esposti, non la mettono in difficoltà.
Dietro Roberto e Paolo danno il loro prezioso contributo e salgono sicuri e decisi.
Qualche altro passaggio, l'ultima parete molto esposta ma molto inclinata e siamo arrivati.
Bello vedere il viso rasserenarsi in chi aveva qualche dubbio!
Dopo la sosta, soprattutto per bere vista la giornata calda, il ritorno al parcheggio è un'attimo, tanto che si potrebbe ripercorrerla per salire la parete più impegnativa.
La Pietra di Bismantova è il nostro secondo obiettivo e, unico a conoscerla, non ne avevo descritto la sua particolarità unica, la sua forma inconfondibile e visibile da chilometri. Svetta, solitaria, su una valle che diventa collina e poi scogliera... pareti verticali da un lato e un'accenno di dolcezza dall'altro che non si azzera ma si nasconde tra gli alberi. Gli sguardi vengono monopolizzati dalla parete rugosa, verticale quanto una lama che è calata a separarne un pezzo portato poi via... una scogliera che ha visto l'assalto delle onde di un oceano tramutatosi in verde vallata: sola, attrae.
Trovato posto non troppo lontano dall'ultimo parcheggio, commentiamo questo luogo, ne scrutiamo i fianchi che torreggiano sopra di noi, individuiamo gente appiccicata in alto che si muove lentamente: lo zaino di qualcuno ha ora più dubbi che altro!
Raggiungiamo quindi il parcheggio e saliamo la scalinata come se la Pietra fosse un monumento, un'insolita chiesa di pietra, un luogo più turistico che sportivo. E' tutto e il contrario di tutto, è l'insieme perfetto per stupire e per mettersi alla prova. Sotto la pietra una chiesa, seduti al rifugio colorati arrampicatori che discutono delle loro esperienze, lungo il sentiero per la sommità altri arrampicatori e gente di tutti i generi: più che la Pietra sembra una Torre di Babele che tutti contiene e tutti stupisce.
Spigolo Ovest, Ferrata dell'Ultimo Sole.
Anche questa ferrata è semplice, più lunga e varia della precedente e quindi c'è tempo per spiegare altro, per far conoscere la roccia che si salirà toccandola, capendo se aiuterà o se sarà una difficoltà in più, per far capire che non è una sfida nè alla parete nè a se stessi, ma che deve sempre rimanere un piacere e che bisogna sempre guardarsi attorno e guardare la parete che ci sovrasta per comprendere dove ci si trova e dove si andrà.
La parete, quella vera, arriva: leggermente inclinata in avanti, piccolissimi gradini che sembrano strati geologici di epoche lontanissime, un cavo fermo e qualche gradino in ferro qua e là: saliamo.
Le pareti sono due, opposte come i settori di un tornante e dopo di loro quanto c'è da salire è solo quanto serve per giungere alla fine...
Come?
Felici e ubriachi di adrenalina ovviamente!
Le difficoltà, in quest'ultima parte, sono maggiori rispetto al mattino, ma la roccia ha un buon grip e la sicurezza acquisita fa affrontare tutto quanto con spavalderia.
Percorriamo il pianoro e andiamo ad ammirare lo spettacolo della Pietra dall'alto: sembra davvero una scogliera asciutta.
La giornata termina, la soddisfazione è con noi.
E' stata una bella giornata.
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