Foto Ferrata Spigolo della Bandiera
Giovedì in solitaria sulle pendici dei monti che guardano il lago di Garda, Monte Spino e Pizzoccolo principalmente.
Partito senza fretta e senza un orario preciso, l'orologio del cellulare l'unico segnatempo riposto poi nello zaino, ho raggiunto la frazione di San Michele... Colomber per la precisione cogliendo appieno il sole che illuminava il lago.
Pensiero logistico: devo riuscire a far capire al navigatore dell'auto che è un TomTom automobilistico e non un Garmin escursionistico... così magari evita di farmi infilare stradine dove devo tenere anche le orecchie ben appiccicate alla testa per passarci! Deve aver capito che quando vedo una scorciatoia mi ci infilo, meglio se ben in salita, ma non in auto, dove prediligo strade adeguate al mezzo!
Il ristorante Colomber sorge al vertice dell'itinerario ad anello che volevo compiere e quindi mi fermo là e mi incammino verso la località Verghere... boh, l'ho raggiunta poi, ma solo perchè l'avevo letta sulla cartina.
Pensiero cartografico: avrei dovuto capire che la parte più semplice sarebbe stata la ferrata (moderatamente difficile, recitava la relazione, dove il tracciato modificato e ammodernato ne aveva inasprito alcuni passaggi).
Pensavo e ripensavo alla relazione, ma poi mi sono dovuto dedicare al percorso: fino a Verghere tutto semplice, è una forestale un pò malmessa nella parte superiore... dopo, il caos.
Giochi d'acqua
L'acqua, l'acqua l'ha fatta da padrone tutta l'escursione.
Come torrentello da attraversare, il Barbarano che percorre la valle del Sur. Come acqua scrosciante che ha sconvolto la zona rivoltando piante d'alto fusto, spezzando rami e creato solchi nel terreno trascinandosi appresso pietre... creando illusori sentieri.
Come acqua invisibile, nascosta sotto il soffice tappeto di foglie, fango che non sai come attraversare e non sai quanto potrà mai essere profondo.
L'ambiente è lussureggiante, la giornata seppur assolata ancora fresca, la salita lunga lunga, indecisa e poco segnalata.
La parete, come spesso accade in queste ferrate a bassa quota, compare all'improvviso: gli alberi retrocedono improvvisamente quasi facendo un inchino e la roccia è lì, ad attenderti con il suo bel cavo lucente a disegnarne la salita.
Giornata solitaria, dicevo ma... fortunatamente c'è stato un ma... a Verghere ho superato una coppia giunta fin là in fuoristrada e, mentre erano ancora intenti a infilarsi gli scarponi, li ho salutati passando: salgo prima io, loro seguiranno me.
Ma e la ferrata?
Riposto nello zaino la reflex e il cellulare, mi sono goduto la ferrata senza pensa a fare foto o video.
Gli applausi per "... la corazzata Potemkin è una cagata pazzesca!" sono durati di più.
Ottimamente riattrezzata (adoro il cavo brillante quando vado in ferrata, che sa tanto tanto di nuovo)...
Pensiero per la ferrata: se non avessi letto che era stata da poco riammodernata, vedendo lo stato in cui versava il sentiero... beh, avrei raggiunto il rifugio Pirlo camminando!
... inizia subito ben in verticale, la roccia del Garda grigia e brillante ancor più del cavo e solida, solida come la desideri. I primi passi sono sempre, almeno i miei, esitanti per capire che giornata sarà e che roccia avrò sotto le scarpe: collaborerà o sarà scivolosa?
Lo spigolo, prima aereo e poi verticale è il punto culminante e arriva troppo presto... dopo che l'hai passato. Ci metto sempre un pò a carburare e quando ho iniziato davvero a divertirmi... la ferrata era già finita.
Sapere comunque di avere due persone dietro di me... beh, in realtà non ci ho pensato, troppo concentrato a salire... vedermele sedute già al rifugio a bere una cosa... vabbeh, doveva essere una ferrata in solitaria in fondo.
No?
Il ritorno è stato tutto pasticciato, i segnali il premio messo lì quando avevi già capito d'essere sulla strada giusta, ma comunque mi sono divertito molto e ho visto, non voluto, scorci davvero interessanti, baite graziose ben curate nella loro semlicità che mi hanno fatto apprezzare tutte le deviazioni, alcune volte inutili, che ho compiuto.
Non mi sono perso e non sono sceso nella valle sbagliata... ad un certo punto credevo d'aver letto San Martino invece che San Michele (la giusta destinazione) e stavo per tornare a rileggere il cartello (uno dei pochi incontrati): la salita cementata che, per vederla tutta, dovevo completamente reclinare all'indietroil capo mi ha fatto desistere subito!
Ripresa la via del ritorno, spento il navigatore, sono tornato giù al lago passando per San Bartolomeo, dove ho scattato la foto del lago e del convento omonimo: cinque anni fa, in occasione del Ventennale (i vent'anni di attività escursionistica), avevo organizzato l'escursione alle 5 Chiese di Salò, San Bartolomeo una di quelle.
Alla fine ne abbiamo viste sei o sette... tra deviazioni, ripensamenti, cartelli messi male...
Il Lago di Garda è proprio bello, anche dall'alto, e quindi, in una bella giornata di sole, val la pena sbagliare strada per cogliere qualche scorcio insolito e imprevisto.
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