Foto escursione Rifugio Città di Ciriè 1835 m
Sì saremo in 5... anzi no... è possibile 6?... ottimo, allora saremo in 6... anzi, facciamo 7 posti???
Aroldi!!!
Due giorni all'insegna del divertimento, con tutti gli ingredienti che servono: montagne imponenti e innevate seriamente, una piana ampia candida dove far correre lo sguardo, pendii e colli da salire su traccie battute o con freeride divertenti, cieli vagamente velati al sabato e tersi oltre ogni limite la domenica... e i gestori del rifugio Città di Ciriè veramente accoglienti, simpatici e divertenti.
Aroldi!!!
Me lo sono sentito ripetere in continuazione dalla simpatica ragazza che ci ha assegnato i posti in stanza e a tavola, ci ha illustrato il menù piemontese (la carbonade... non è uno spezzatino di gnù cotto nella birra come avevo suggerito, con l'approvazione dell'ostessa che ad Aroldi!!! ha concesso tutto quel giorno... ma un pregevole piatto di carne molto profumato e gustoso).
Balme... Val d'Ala, una delle valli di Torino, una raggiera di fenditure che s'incuneano tra montagne silenziose al confine con la Francia e che terminano nella maggiore delle valli torinesi, quella Val Susa sventrata da interessi sovranazionali. Il Pian della Mussa, la pianura da cui ammirare le bellezze verticali della Val d'Ala, è di sicuro la più affollata nel periodo estivo... lo testimoniano i numerosi parcheggi... ma in inverno la neve nasconde tutto quanto, cancella le divisioni, le staccionate e la pista viene condivisa con i fondisti.
Lentamente, gli occhi ormai depurati dalla nebbia... la nostra nebbia che ci ha colto davvero di sorpresa alla partenza e per buona parte dell'autostrada fino a Torino... si sale al rifugio, accompagnati da una simpatica vecchietta che andava a visionare lo stato della baracchetta semisepolta della figlia, contenta anche lei di averci incontrati.
Al pomeriggio, dopo la foto di rito... inconsapevoli d'aver colto l'attimo migliore, visto che la domenica, alla stessa ora, ci sarebbe stata una vera folla... facciamo una sgambata al Colle Tovetto 2135 m, una classica invernale da fare in completa sicurezza.
La sera scende lenta, la luce si spegne quasi malvolentieri, ma siamo così eccitati, pieni di adrenalina che... che quasi troviamo interessante assistere alle slides di un corso di aggiornamento per istruttori CAI tenuto da un capo istruttore sicuramente competente, ma non comunicativo. Qualcuno di noi s'appisola (dice di essere in wi-fi e di essere stato attento anche sotto la coperta...) alcuni di loro, essendo più esperti di noi, riescono a fingere meglio, ma noi si sa riconoscere quelli in difficoltà!
Il sole bacia i belli, si dice no?, e il circolo montuoso alla testata del Pian della Mussa è talmente bello che il sole scalpita per illuminarlo, tanto che non facciamo in tempo a terminare la colazione che sembra giorno pieno: impossibile resistere!
Destinazione Colle Battaglia 2315 m.
L'argomento del corso a cui avevamo assistito, ARTVA e tecniche di salvataggio travolti da valanga di neve, ci continua a ronzare in testa: in inverno non ci sono sentieri segnati, solo direzioni da prendere, pendii da leggere e... se si è fortunati... traccie di chi è salito prima di te.
Seguiamo la traccia di un scialpinista e aggrediamo più volte le ondulazioni del terreno che ci spingono verso la meta che diviene via via evidente. Le ciaspole mordono la neve indurita dal freddo della notte, i traversi che sembrano vie migliori ci spingono a valle, ma le ondulazioni abbondano e trovare il nostro percorso non è difficile.
La neve è uno spettacolo di luccichii e scricchiolii sotto la ciaspola... qualche brontolio lontano, veramente troppo lontano, non riesce a rovinare la nostra escursione mattutina.
Il Colle arriva, la soddisfazione non è di aver conquistato una meta difficile, ma solo di aver raggiunto l'obiettivo prefissato divertendosi.
Il rientro al rifugio all'apparenza sembra complicato.
Se per la salita s'è seguita la traccia dell' scialpinista, per la discesa non s'è potuta seguire la sua veloce via e quanto fatto all'andata s'è velocemente deteriorato sotto i nostri passi e sotto l'impeto del sole che faceva salire il termometro con progressione costante.
La via comunque la si trova, sfiorando anche il deposito di una piccola valanga... ricordando uno dei concetti ascoltati la sera precedente che indicava quali erano i pendii da cui tenersi lontani, prediligendo vie il meno ripide possibili. Per noi ciaspolatori un consiglio utile fisiologicamente, visto che le massime pendenze sono davvero impegnative da percorrere in discesa.
Realizziamo quindi un merletto, salendo e scendendo più volte, facendo cerchi concentrici per aggirare e brevi discese per divertirci anche noi ad affondare nella neve vergine.
Il rifugio arriva, la giornata termina... le montagne e gli amici rimangono nel cuore.
Commenti
Posta un commento