Foto weekend Dolomiti di Sesto

Ancora sulle ghiaie del Popera.

Dopo quasi due settimane sono ancora là, su quelle ghiaie instabili, su quei contrafforti su cui mettere le mani per salire, entro quel panorama mozzafiato dalla sua cima: il rumore, il rumore della discesa, del ghiaione che si muove sotto lo scarpone e ti accompagna avanti... modificando la traccia, invertendo l'incavo del solco, ruotandolo di 180°... quel rumore e il silenzio della Busa di Dentro li sento ancora sottopelle.
Il racconto per me è sì rivivere le stesse emozioni, ma anche abbandonarle, lasciarle andar via, congelarle fuori di me: per questo ho atteso... e attenderei ancora, ma il Popera deve risplendere attraverso questi ricordi.

La Val Fiscalina è un'ingresso sontuoso nel regno delle Dolomiti di Sesto, una direttrice dolce e delicata per giungere verso le Dolomiti più famose: una porta che s'apre su di un corridoio di cime e di promesse. Non siamo entrati in quella porta, ci siamo solo avvicinati e abbiamo preso un'altra direzione, la direzione che ci avrebbe portato a vedere la Val Fiscalina dall'alto, da quelle montagne e guglie che avevamo già fotografato diverse volte... da soli o in gruppo. Quando le Dolomiti non rifulgono nell'azzurro di un cielo terso mettono un pò di tristezza, non perchè appaiono sciupate, ma perchè si pensa a un'occasione mancata. 
La giornata appariva antipatica: sprazzi di cielo azzurro, molte velature, accumuli di nuvole a bassa quota, ampie zone di grigio che potevano essere tutto o nulla. Partiamo comunque per l'unica destinazione certa di quel fine settimana: la Strada degli Alpini (già, perchè per il giorno successivo avevamo alcuni itinerari da verificare sul posto, con Beppi del rifugio Carducci... itinerari impegnativi, itinerari turistici e un'alternativa che tenevo nascosta che mi sarei giocato se messo con le spalle al muro).
Siamo in quattro, ci muoveremo veloci.
A Bolzano ha piovigginato un poco, pazienza: prima o poi doveva accadere. Dopo circa mezz'ora dalla partenza inizia a piovere. Le prime gocce non vengono mai prese in considerazione, soprattutto se rade, molto distanziate tra loro: siamo ancora nel bosco, un pò ci bagnamo un pò no... continuiamo a salire. Il Passo della Sentinella, da cui inizia il sentiero attrezzato... o finisce a seconda del verso di percorrenza... è ancora lontano. La Val Fiscalina scompare tra le cime del bosco appena percorso, perchè saliamo con decisione, senza affrettarci, ma costantemente. La pioggia si mischia con il sudore e finiamo per non accorgerci più della sua presenza: rinfresca, alla fin fine.






Entriamo finalmente negl'incavi della Meridiana di Sesto, che da fondovalle ho sempre osservato con ammirazione: una corona di montagne che, in particolari periodi dell'anno, il sole accarezza con la sua presenza infuocata. Passiamo sotto le rocce del Costone di Croda Rossa di Sesto e ci dirigiamo verso la Croda Rossa. Saliamo su di un sentiero che è come una traccia, un segno più chiaro nel grigio monocolore fatto solo di sfumature... un mondo quasi in bianco e nero, un mondo antico e profondamente precario: il disegno del presente forse non sarà il disegno di domani. Dobbiamo muoverci leggeri, capire dove dobbiamo arrivare e scegliere, tra molte possibilità, quella a noi più congeniale, per noi più sicura. 
Ricamiamo la salita con le nostre tracce.





La Strada degli Alpini è un sentiero attrezzato, alle prime corde indossiamo l'attrezzatura completa: non ci interessa se incontriamo diverse persone che scendono senza, in questa lunga estate ci sono già state troppe morti solo per aver sottovalutato le difficoltà.
Il Passo della Sentinella è ormai ben visibile, da diverso tempo ci siamo rassegnati che quel piccolo intaglio lontano tra le guglie lo fosse e, contornati dal grigio dolomitico... beh, la pioggia, il freschetto della mattinata sono stati compagni benaccetti, perchè il dislivello in salita per raggiungere il passo non era proprio da niente!



La Croda dei Toni avvolta tra le nebbie



Ben presto arriviamo sulle rocce sempre più imponenti della lunga catena dolomitica e, finalmente, la grande, piatta e inquietante parete della Cima Undici si mostra tre i fantasmi delle ultime nuvole.


Il pianoro, scosceso, ci permette di osservarla da lontano, in costante avvicinamento: è davvero imponente.
Tra le numerose righe che ne segnano la superficie, caratteristica tipicamente dolomitica immaginandone la loro genesi di monti sommersi, una ruga... una ruga appena pronunciata e chiara si sviluppa alla nostra altezza: un'ombra tra le varie tonalità di grigio.
La pioggia non è che un ricordo, non l'avvertiamo neppure più,  tanto è leggera e tanto surclassata dall'imponente panorama su cui presto cammineremo... ed è proprio il pensiero su cosa cammineremo a tenerci vigili e a farci spingere lo sguardo sempre più avanti: ma è un'ombra, una ruga o è proprio Lei, la Strada?




E' Lei... è proprio la Strada degli Alpini e quando ci metti i piedi sopra ti regala un'emozione bellissima: sopra hai la parete quasi verticale della Cima Undici e sotto, molto molto lontana, la Val Fiscalina che sale a guadagnarsi l'accesso alla Forcella Giralba... la porta del Cadore partendo da Sesto di Pusteria. Ad altezza occhi sbucano le Tre Cime di Lavaredo, un pò girate di lato, come per farsi fotografare di tre quarti... di mezzo profilo, quasi imbarazzate. Spiccano solitarie e, da qui, per la prima volta ne comprendo la loro solitudine: tre modelle superstar in posa per essere fotografate da ogni direzione, ogni loro fianco esposto, ogni sfumatura di luce che le accarezza subito rapita... da sempre mai sole.



La Cengia della Salvezza






Il punto caratteristico e più fotografato della Strada degli Alpini: potevamo esimerci?




Anche questa fotografia è una di quelle tipiche della Strada, ma a me ha immediatamente ricordato un'altra gola, un'altra fessura buia su di un'altra meraviglia assolata: il lungo canyon che conduce alla città di Petra che sfocia difronte al Tesoro, l'edificio intagliato nell'arenaria rossa... rosa pallido più precisamente... come l'enrosadira di questa rocce dolomitiche.


Ed infine esce il sole e l'azzurro conquista lo spazio tra le nuvole bianche non più minacciose. Questa montagna reagisce e s'infiamma, diventa ancor più affascinante mostrando venature e chiazze di colore pastello ergersi ai piedi delle infinite ghiaie che ne cingono lo svettare.
La Strada degli Alpini è un sentiero attrezzato molto semplice, ma l'escursione non lo è: raggiungere la cengia è faticoso, il dislivello molto, le ghiaie affaticano ma quando ci sei finalmente sopra l'unicità di questo aereo sentiero ti conquista. 




La Val Giralba dal rifugio Carducci nell'ultima luce del giorno

Al rifugio Carducci ci sono stati arrivi continui, fino all'ora di cena: avere un chiarimento con Beppi un'impresa titanica.
Sceso prima di colazione ho potuto avere le risposte che cercavo e che solo lui poteva darmi: queste dolomiti sono fragili, già in passato ci sono stati crolli che hanno reso inaccessibili alcuni percorsi, solo sul posto potevo sciogliere i miei dubbi.
Purtroppo un crollo di alcune settimane prima aveva reso ancor più impegnativa la ferrata... la nuova ferrata... che porta a salire la Croda dei Toni: un corda d'arrampicata permetteva di superare la parete franata, un passaggio molto tecnico davvero complicato.
Non ci restava che salire il Monte Popera 3046 m.
Non esiste un vero sentiero, nessuna cartina o indicazione stabile esiste ad indicare la salita, perchè la Busa di Dentro è un anfiteatro di ghiaia instabile che s'inerpica fino alla Forcella Alta del Popera e da lì, intuitivamente, si risalgono le rocce gradinate fino ad attraversarle orizzontalmente fino all'ultima parete, un canalone roccioso da scalare... sempre in facile arrampicata...  sempre seguendo l'intuizione fino alla larga cresta finale che accompagna alla larga e tozza cima del Monte Popera.






Eccola la Busa di Dentro e l'anfiteatro verso cui andremo a cercare la via di risalita. Per fortuna una comitiva di ragazzi ci precede e, non avendo svoltato verso la Strada degli Alpini, come temevo, si dirigono anche loro verso il Popera. Ci siamo incrociati mentre noi scendevamo dalla Forcella Giralba e loro la risalivano tagliando a metà ghiaione: ho rallentato e ci siamo accodati. In un'altra occasione avevo accelerato per non avere nessuno davanti nella salita alla Forcella Giovanni sulle Dolomiti di Tessa, ma quella volta il sentiero era ben segnato, essere davanti è sempre meglio se sarai su terreno instabile. I ragazzi procedevano sicuri, alla giusta distanza di sicurezza abbiamo ricalcato le loro impronte.
In effetti il sentiero, seppur non segnato, era tracciato senza equivoci, ma chi era disceso prima di noi, prendendo una direzione differente, aveva inciso il ghiaione di scorciatoie più faticose del tracciato originale... ma non si poteva sbagliare.
"Prima vai a destra, poi quando sei nel fondo della Busa stai tutto a sinistra fino alle rocce e poi sali piegando a destra fino a che non sali diritto e percorri la cresta fino alla croce".
Guardavo avanti e, non riuscendo a capire quale fosse la cima del Popera e dove fosse la sua croce, sinistra e destra si confondevano... io che ho ancora delle problematiche imbarazzanti a ricordare dove si collocano: non chiedetemi indicazioni, è meglio.



La Busa di Dentro alla fine del "pianoro" rivolta verso la Val Fiscalina


Le ghiaie


... e poi tutto diventa facile e intenso.
La fatica di combattere contro l'instabilità delle ghiaie ti porta avanti, verso le rocce gradinate piene, per fortuna, di ometti segnavia. Dopo aver messo le mani sulla roccia è un salire senza sosta. La roccia è ruvida, non tradisce, ma è anche instabile in molti punti e, col senno di poi, sarebbe stato più sicuro indossare il caschetto.
... ma i ragazzi che ci precedono sono bravi, leggeri e sicuri nei movimenti quanto noi: come fantasmi scivoliamo sulle pietre incerte, spostiamo gli accumuli di ghiaia il minimo indispensabile, ci ancoriamo nelle fessure tra le rocce senza metterle alla prova... fiduciosi ma cauti.
Ombre, nel sole che si fa via via cocente, siamo ombre colorate che risalgono la montagna rispettandolo senza aggredirla.
Non riesco a fare alcuna foto, ho occhi solo per la cima che via via si svela e per il mio gruppo, che mi segue tranquillo come se non avessimo fatto altro per tutta l'estate.
Non abbiamo voluto percorrere la ferrata perchè c'era un passaggio su terreno instabile un pò tecnico, ma assicurato da una corda d'arrampicata e siamo saliti al Popera, su terreno instabile, senza una traccia regolare e in arrampicata su rocce diritte, alcune volte infide ma gradinate... e con 1600 metri di dislivello poi da compiere in discesa.
Il sole, le rocce... noi esaltati dalla giornata... queste Dolomiti viste solo da lontano: impossibile resistere!




Eccoci in cima!




E poi si scende, ed è questa discesa che sento ancora sotto la pelle... la roccia salita ora si presenta come un baratro dove non è sufficiente scivolare come un'ombra ma occorre entrare ancor più in sintonia con essa, con la ruvidezza instabile, trovando la propria via, quella che l'esperienza fa riconoscere come propria. Ognuno divaga, come rivoli ruscelliamo giù in direzioni spesso differenti, parallele e sicure sempre senza smuovere queste crode. Una volta partiti, compiuto il primo passo in discesa, si va sicuri e la roccia chiama, ci chiede attenzione e pretende che si abbia coraggio.
Giunti sulla "pista nera" di ghiaia affondiamo, scivoliamo, scendiamo decisi e in un attimo tutta la fatica, tutte le forze spese per superarla sono nulla e siamo nell'affasciante catino della Busa di Dentro, ma il rumore, il rumore della ghiaia sotto lo scarpone che si muove, che ti accompagna e su cui scivoli e passi oltre è ancora lì.



La Forcella Giralba dominata dalla Croda dei Toni


La strada che, dalla Val Fiscalina, sale al rifugio Zigmondy-Comici.
Dietro, in secondo piano, la Cima dei Tre Scarperi


Il rifugio Zigmondy-Comici


Il Monte Popera 3046 m



Eccola laggiù, a metà parete, la ruga bianca della Strada degli Alpini


Le ombre si allungano


Amo la Val Fiscalina


Due giorni intensi difficili da dimenticare, due giorni di emozioni e di fatica: questo lato della Val Fiscalina è duro e aspro e gli itinerari sono lunghi e faticosi... ma non è il dislivello, sono le lunghe e piene giornate in Dolomiti, sopra le Dolomiti... dentro le Dolomiti che porteremo a casa con noi e da cui, come ho detto in apertura, faccio davvero fatica a separarmi.

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