Foto ferrata Tordini-Galligani
Wild Apuane... non proprio come "Into the wild", non così solitario, ma a suo modo selvaggio... quella tipologia di selvaggio che ti si rivolge contro, che ti ostacola, che muta per disorientarti e che sai, perchè lo sai, che la prossima volta non sarai facilitato.
"Into the wild Apuane"
Ma andiamo per gradi.
Le Alpi Apuane, finchè ci saranno, sorgono nell'entroterra toscano, tra la Garfagnana e la costa tirrenica che bagna la provincia di Massa Carrara. Già, pur essendo un Parco l'attività estrattiva continua e va a modificare il territorio indelebilmente. La strada che sale verso il paese di Ugliancaldo è tortuosa, segue la montagna senza violarla: impietosita forse da quanto accade nel profondo entroterra. Il paese sonnecchia pacifico, l'unico agriturismo è ancora chiuso e quindi ci dirigiamo al paese successivo, Minucciano, dove consumiamo il primo caffè_con_tesseramento e gustiamo l'accoglienza toscana: la tessera non ha un costo, i consigli turistici innumerevoli (la torre circolare, emblema del paese, è nel cortile della casa della proprietaria del bar_circolo... è sorta prima la torre o prima la casa???).
Promettendo di ritornare, ritorniamo al parcheggio difronte alla strada sterrata che porta alle Cave di Cantonaccio.
Le cave sono dappertutto, le pendici ridotte in polvere su cui costruire strade d'arroccamento bianche come sepolcri imbiancati, un patrimonio che viene strappato con forza.
Abbiamo deciso di percorrere a piedi la strada, circa 4 chilometri, effettuando un itinerario più lungo ma che avrebbe evitato alcune criticità lette e confermate dalle istituzioni locali: ne rimaneva ancora una da affrontare... e non era la ferrata.
La cartina tra le mani è un'idea di massima su dove dirigersi, le Apuane si scuotono e smuovono i massi giganteschi su cui, forse, i segnali erano stati tracciati e quindi, come formiche, ci infiliamo dove possiamo, superiamo ostacoli e andiamo diritti verso la cresta.
Un gruppo di toscani ci raggiunge, ma si sono perduti anche loro, nonostante il mese precedente erano lì sempre per questa splendida ferrata: comincio a credere che la valutazione "moderatamente difficile" si riferisca alla prima parte della ferrata... la sua scoperta.
Ci sarà scritto "Arrivo" all'inizio di essa?
E finalmente si sale, ci si aggancia e si comincia a conoscere la roccia... la sua ruvidezza, la sua sincerità e solidità. La ferrata percorre un'interminabile cresta: la roccia è come un mastodontico mostro marino e noi si mettono le mani e i piedi sul bordo delle sue squame, alzandole per avere una buona presa... un Shai-Hulud pietrificato, il Verme delle sabbia di Dune.
Finalmente possiamo abbandonare il cavo di acciaio per salire e sporcarci le mani con la realtà della roccia.
La cresta s'impenna sempre più, non ce ne rendiamo conto, ma è sempre più verticale: questo luogo magico, questa roccia così sincera ci regala una grande gioia.
... e poi la cresta termina e non c'è un libro di firma, un luogo dove contemplare appagati la salita: l'esile cresta sommitale s'incastra in un'altra cresta, più larga per fortuna, la Cresta di Capradossa, l'ultimo enigma da svelare.
E' una cresta attrezzata con un cavo d'acciaio che sembra uscito da poche ore dal magazzino, lucido per la polvere di marmo che sicuramente turbina nelle giornate ventose. E' considerato poco adeguato: io firmerei qualunque impegno scritto per avere sempre un cavo così "poco adeguato" sulle future creste che affronterò!
Altre cave, altra montagna che trasloca in città
Non si può passare senza fermarsi un attimo a contemplare il momento, il luogo, la fatica soddisfatta d'essere lì in cima, lì in cresta... lì assieme agli amici.
Le montagne sono i giganti delle nostre giornate di festa, che ci aiutano a dimenticare la fatica del quotidiano, gli screzi, le incomprensioni, le paure, le tensioni... buttiamo tutto fuori e torniamo a casa rigenerati...
... eh, ma la cresta non era ancora terminata e la discesa per nulla iniziata: la giornata era ancora lunga.
Poggio Baldozzana
Segnavia in versione navigatore: "Tra duecento metri girare a destra"
Rospo apuano
Alla fine anche gli alberi ci indicano la strada: ci vedono stanchi, provati dal caldo, dalla mancanza d'acqua, dal dislivello salito e dai chilometri percorsi, ma siamo vicini.
Il paese di Minucciano, con la sua torre rotonda sorta prima o dopo la famosa casa, è sul pendio difronte a noi e quindi siamo vicini.
Sbuchiamo sulla strada, la cappella notata al mattino ci dice esattamente la distanza che ancora dobbiamo percorrere prima di arrivare al parcheggio... ma prima ci sarà la sosta a una fontana che ha popolato i nostri desideri pomeridiani.
Dopo... dopo chiacchiere, scherzi e sorrisi di soddisfazione.
Il domani sarà, forse, ancora pieno di adrenalina... poi arriverà la stanchezza che indurisce le gambe... ma per poco: sabato c'è un'altra "avventura".
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