Foto escursione rifugio Caré Alto
Tic tac, tic tac, tic tac...
Scorre il tempo e i ricordi con esso.
Una nuova volta al rifugio Caré Alto, questa volta solo per raggiungere il rifugio... è solo lì, ci siamo sentiti dire più volte ed anche sapendolo che solo lì non era, ci abbiamo comunque creduto.
Ricordo che la prima volta avevamo corso, c'eravamo scannati per salire sconfiggendo le cifre disegnate sui cartelli e quel solo lì lo ricordo tra lo sbattere degli occhi irritati dal sudore: ero un giovanotto allora.
Scorre il tempo e l'età rende saggi.
La giornata è calda, la salita costante senza tregua, la vegetazione bassa e asfissiante, le ortiche nascoste a bordo sentiero: avanti lentamente, con continuità, senza strafare ma senza retrocedere.
Il primo tratto nel bosco è piacevole, l'infinita salita tortuosa tra le basse piante una disperazione che si chiede che finisca e quando finisce, quando si raggiunge la roccia grigia eccolo là: il tetto del rifugio poco discosto dalla casupola della teleferica.
"E' appena lì" ci dicono i due ragazzi che stanno scendendo e questa mancanza di prospettiva, di calcolo, di valutazione rivela la fatica che hanno compiuto, l'inganno da poco subito e che vogliono scambiare con la nostra fiducia... mal riposta.
Lo sapevo, l'avevo anche reso noto agli amici, ma la salita era stata fin lì rapida, eravamo sfuggiti all'infinita sentiero scalinato in tempi rapidi che quindi quel "è solo lì" sembrava il premio che c'eravamo meritati, invece che un'altra ora e mezza di, geograficamente, lento avvicinamento.
Ed infine si giunge, il cielo si rischiara dopo alcune tiepide, non timide proprio tiepide, gocce di pioggia e questo angolo di montagna trentina si rivela in tutta la sua terrificante asprezza.
L'obiettivo è raggiunto, ne tentiamo un altro... altri trecento metri verso la piazzola del cannone Skoda, relitto di un'inutile guerra di montagna.
Tic Tac, tic tac, tic tac
Il tempo c'è, siamo saliti apparentemente senza correre, ma anche senza fare pause (come piace a me) e quindi via, verso un nuovo obiettivo.
"Almeno venti minuti ancora" la prima previsione... "Quaranta minuti con il vostro passo" la seconda dopo aver camminato per un bel pezzetto: non è che questa montagna ingannatrice è popolata da sirene in scarponi e zaino???
Io e Nicole rinunciamo e torniamo, dopo una pausa, al rifugio: lasciamo a chi ha, oggi almeno, più gamba di noi per raggiungere il cannone.
Al rifugio conosciamo chi ha collaborato alla messa in sicurezza dei reperti storici, cannone compreso: l'inesorabile ritirata dei ghiacciai ha reso pericolanti alcuni versanti. Il famoso cannone era scivolato più a valle ed era stato riposizionato al suo posto (io, essendo stanco, avevo suggerito che visto che era scivolato più in basso si sarebbe potuto lasciare lì dov'era, più accessibile... ma l'integrità storica andava salvaguardata).
Ricompattato il gruppo, dopo la loro meritata pausa, si ridiscende a valle ben sapendo che non sarà meno faticosa della salita.
La teleferica è un'invito a delinquere: farsi calare giù o far trasportare gli zaini così da scendere più leggeri?
Scendere con essa, ovviamente, non è possibile... e ci siamo tenuti anche gli zaini, così abbiamo potuto indossare la mantella per difenderci da un'altra tiepida pioggia, durata giusto il tempo di vestirci tutti quanti.
Far previsioni sul Carè Alto non è cosa da poco.
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