Foto trekking Monte Baldo
La Via delle Creste del Monte Baldo, l'escursione che non ti aspetti.
M'era già capitato qualche anno fa di effettuare un trekking con poche aspettative, convinto dell'itinerario (che avevo visto pubblicizzato varie volte su molte riviste e siti), ma, non so perchè, lo guardavo da anni senza proporlo: l'Alta Via del Granito sul Lagorai... ed invece fu un bel trekking, impegnativo il giusto e sorprendente nella sua complessità.
La Via delle Creste del Monte Baldo l'avevo proposta come... diciamo una scampagnata, un'escursione di cresta poco impegnativa dominata dalla visione del tratto più stretto del lago di Garda da un lato e dall'altro dal dolce altopiano di Brentonico.
Le due visioni le avevo indovinate... bastava guardare la cartina... l'itinerario invece s'è dimostrato più spinoso, ruvido e impegnativo del previsto: un bel week end escursionistico, dove in alcuni tratti abbiamo dimenticato l'esistenza del vicino lago e ci siamo concentrati sul sentiero alpino.
Usciti dalla funivia rotante (ci aspettavamo che compisse più rotazioni durante la salita e invece ne compie una sola completa, tanto che all'inizio s'era creduto che non ruotasse per nulla) le nuvole ci accolgono in un freddo abbraccio, non abbiamo fretta, quando se ne andranno saremo ancora sul sentiero.
L'inizio dell'itinerario rispecchia le mie previsioni: crinale largo, sentiero "bianco" tra il verde e tutti pronti ed entusiasti per la lunga passeggiata di metà agosto.
L'inizio dicevo...
... fino alla Cima delle Pozzette 2132 m, a cui ci si arriva senza troppe difficoltà, in effetti.
Da Cima delle Pozzette a Cima Valdritta, la più alta delle Creste, l'ambiente si fa velocemente severo, la cresta diventa affilata, i dirupi scoscesi e inquietanti... rigati in modo obliquo come se la montagna fosse caduta su di un fianco a seguito di un'immane colpo ricevuto.
Ci si cala, non si scende, usando mani e piedi... si risale su placche lisce rassicurati dalla presenza di corde fisse... si cammina su esigui sentieri franosi dove il passo fermo e veloce è la costanza.
Il lago?
Dimenticato.
L'ultima ora di cammino, da Forcella Valdritta al rifugio Telegrafo, è il tratto di sentiero che già conoscevo e che credevo caratterizzasse tutta la Via delle Creste: errore, ma ormai i punti spinosi e ruvidi erano dietro le spalle, l'esistenza del rifugio il premio della giornata.
A fianco del rifugio una graziosa chiesetta, rosa come una casa giocattolo, ma dove, alle 11:30, la messa veniva celebrata.
I dintorni sono troppo in disordine per diventare un'appuntamento spirituale per chi non l'avesse già prepotentemente dentro... ma il disordine caratterizza questo rifugio, purtroppo.
A fianco del rifugio una graziosa chiesetta, rosa come una casa giocattolo, ma dove, alle 11:30, la messa veniva celebrata.
I dintorni sono troppo in disordine per diventare un'appuntamento spirituale per chi non l'avesse già prepotentemente dentro... ma il disordine caratterizza questo rifugio, purtroppo.
Dopo la rumorosa nottata, cosa insolita in rifugio (a maggior ragione in un rifugio CAI), il sole nasce senza nuvole: partiamo presto, la lunga discesa ci aspetta.
Già... perchè non si torna a Tratto Spino dove arriva la funivia, ma a San Michele da dove l'avevamo presa... un bel dislivello d'affrontare senza punti di ristoro lungo il tragitto.
Dopo la fatica e le sorprese della precedente giornata, il sentiero visto abbagliato dal sole è davvero bello e spettacolare con quel granito bianco, l'intaglio che corre poco sotto la lunga cresta: dal lago, davvero, nulla s'immagina di quanto stiamo vivendo.
Giunti alla Forcella Valdritta, confortati dalla tempistica scritta sui cartelli, iniziamo la discesa e la discesa, si sa, è confortante... ti porta alla partenza, alla realizzazione piena dell'escursione, al termine della fatica che è anche soddisfazione per averla realizzata, per esserci stato.
La discesa inizia come al cancelletto di partenza di un SuperG: una breve salita per giungere al piccolo valico e poi giù, senza se e senza ma, su ghiaino fine, la pendenza che fa tremare le gambe e chi è poco esperto... il compagno davanti che velocemente perde quota tra tornanti e scivolate controllate.
Il catino roccioso ci copre presto le spalle e ci stringe spingendoci sempre più in basso, verso quel lago ancora nascosto.
Dopo il lungo traverso tra le ghiaie e l'ultima... la discesa diventa sempre più ombrosa, si perde nei boschetti dei contrafforti ancora fortemente inclinati e poi si diluisce nella Foresta Demaniale.
Si arriva a San Michele, l'escursione ha termine.
La discesa inizia come al cancelletto di partenza di un SuperG: una breve salita per giungere al piccolo valico e poi giù, senza se e senza ma, su ghiaino fine, la pendenza che fa tremare le gambe e chi è poco esperto... il compagno davanti che velocemente perde quota tra tornanti e scivolate controllate.
Il catino roccioso ci copre presto le spalle e ci stringe spingendoci sempre più in basso, verso quel lago ancora nascosto.
Dopo il lungo traverso tra le ghiaie e l'ultima... la discesa diventa sempre più ombrosa, si perde nei boschetti dei contrafforti ancora fortemente inclinati e poi si diluisce nella Foresta Demaniale.
Si arriva a San Michele, l'escursione ha termine.
Non è stata una scampagnata, ma non rimarrà solo la fatica nei ricordi e nei muscoli torturati dalla lunga strada forestale.
Rimarrà nella memoria un'escursione affrontata come una scampagnata che ha dovuto far tirar fuori, ad ognuno di noi nessuno escluso, la pazienza, la perseveranza, la calma in alcuni passaggi impervi, la resistenza e la forza d'animo... perchè il Baldo, così come lo chiamiamo amichevolmente, ha i piedi bagnati dalle acque del lago, ma ha il capo tra le nuvole e si erge senza timori, perchè è fatto di calcari e dolomie come le alte montagne.
Gli amici e i loro sorrisi stemperano ogni brutto ricordo.
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