Foto Tour delle Tre Cime di Lavaredo
Ci sono montagne a cui non si può rimanere lontani, zone dolomitiche che sono così famose a cui si continua a ritornare nonostante la lontananza e la folla che sempre... davvero sempre... le prende d'assalto. Evitando la piena estate ci si riesce ad avvicinare un pò più, ma averle in esclusiva è solo un sogno.
Parlo delle Tre Cime di Lavaredo... cioè delle Tre Cime di Lavaredo (ho finito le possibilità grafiche per rendere il testo importante quanto lo sono loro).
Terzo fine settimana trascorso con le Tre Cime a far da protagonista e, vittima del mio stesso dogma di proporre sempre itinerari nuovi, mi sono scervellato per trovare un nuovo percorso da proporre.
La prima volta facemmo una traversata (obbligati dal maltempo del sabato): saliti dalla Val Fiscalina scendemmo in Val di Landro.
La seconda volta salimmo ancora dalla Val Fiscalina, ma dormimmo al rifugio Carducci oltre la Forcella Giralba: la discesa in Val Fiscalina per la Valle Sassovecchio completò l'anello più conosciuto della Val Pusteria.
Per il terzo week end ho voluto coinvolgere i Cadini, le spendide montagne aguzze che osservano il lago di Misurina, un gioiello affollato anch'esso... ma da cui non si può prescindere giunti in quella zona. Si trova in provincia di Belluno, le Tre Cime in provincia di Bolzano... un tutt'uno pieno di fascino che fa dimenticare differenze amministrative: si è in Montagna.
Lasciate le auto nel piccolo parcheggio prima di giungere al casello della strada a pedaggio, che sale la rifugio Auronzo sul lato veneto delle Tre Cime, ci siamo incamminati verso il rifugio F.lli Fonda Savio alla Forcella dei Tocci: un nome più lungo dell'esile forcella su cui sorge a interrompere la catena dei Cadini e il Sentiero Attrezzato Bonacossa, meta di parte del gruppo.
La salita è agevole, le Dolomiti lo spettacolo di sempre, bianche nella luce del sole che, piano piano, guadagnava il cielo striato di nuvole innocue.
Parlo delle Tre Cime di Lavaredo... cioè delle Tre Cime di Lavaredo (ho finito le possibilità grafiche per rendere il testo importante quanto lo sono loro).
Terzo fine settimana trascorso con le Tre Cime a far da protagonista e, vittima del mio stesso dogma di proporre sempre itinerari nuovi, mi sono scervellato per trovare un nuovo percorso da proporre.
La prima volta facemmo una traversata (obbligati dal maltempo del sabato): saliti dalla Val Fiscalina scendemmo in Val di Landro.
La seconda volta salimmo ancora dalla Val Fiscalina, ma dormimmo al rifugio Carducci oltre la Forcella Giralba: la discesa in Val Fiscalina per la Valle Sassovecchio completò l'anello più conosciuto della Val Pusteria.
Per il terzo week end ho voluto coinvolgere i Cadini, le spendide montagne aguzze che osservano il lago di Misurina, un gioiello affollato anch'esso... ma da cui non si può prescindere giunti in quella zona. Si trova in provincia di Belluno, le Tre Cime in provincia di Bolzano... un tutt'uno pieno di fascino che fa dimenticare differenze amministrative: si è in Montagna.
Lasciate le auto nel piccolo parcheggio prima di giungere al casello della strada a pedaggio, che sale la rifugio Auronzo sul lato veneto delle Tre Cime, ci siamo incamminati verso il rifugio F.lli Fonda Savio alla Forcella dei Tocci: un nome più lungo dell'esile forcella su cui sorge a interrompere la catena dei Cadini e il Sentiero Attrezzato Bonacossa, meta di parte del gruppo.
La salita è agevole, le Dolomiti lo spettacolo di sempre, bianche nella luce del sole che, piano piano, guadagnava il cielo striato di nuvole innocue.
Le Tre Cime dal promontorio sopra il rifugio F.lli Fonda Savio alla Forcella dei Tocci e, sotto, tutta la Forcella dei Tocci occupata dal rifugio: "Ragazzi, non arrivate di corsa al rifugio o mi scendete dal'altra parte!".
La discesa dalla forcella è piena di dubbi: cavi metallici aiutano la ripidissima discesa e, davanti a noi, il sentiero diventa una linea di un grigio solo più chiaro sull'immenso ghiaione che costituisce la parte inferiore dei Cadini. Lontano, ma ben visibile, la serie di zig-zag che guadagnano il minuscolo passo.
Per fortuna non è quella la nostra via, ma il tratto sud del sentiero Bonacossa, quello che porta/parte dal rifugio Città di Carpi... futura meta, prima o poi.
Dopo il primo tratto di discesa, terminati i cavi, il sentiero diventa agevole e senza indecisioni punta verso la meta: la mappa, nella mia mente, ritorna comprensibile.
Alla forcella di Rimbianco ci dobbiamo dividere: un piccolo gruppo pronto per la ferrata, il resto pronto per la discesa a valle, la strada a pedaggio in valle già facilmente visibile.
Ora che tutto è terminato ho un solo rincrescimento: se avevo già percorso il sentiero Bonacossa avrei insistito perchè tutti quanti lo facessero, che evitassero la discesa a valle e percorressero il sentiero... non la ferrata, ma il sentiero attrezzato.
Già solo alcuni scorci l'avrebbero giustificato, ma la conformazione del sentiero, sempre largo e mai pericoloso, era idonea anche per chi non si sente a suo agio con lo strapiombo ad accompagnare il suo cammino. In un solo punto, una risalita su piano fortemente inclinato reso lucido dalla presenza di acqua, era necessaria molta, molta attenzione... quanta ne era occorsa per discendere dalla forcella dei Tocci.
Ovviamente tutti sarebbero stati dotati di attrezzatura: anche se banale, se il percorso è definito Via o Sentiero Attrezzato quanto serve deve essere indossato e usato.
Per quanto banale, il Sentiero Bonacossa regala scorci indimenticabili sulle montagne circostanti, s'incunea e corre lungo la cresta, danza sui suoi fianchi.
Per quanto banale, il Sentiero Bonacossa regala scorci indimenticabili sulle montagne circostanti, s'incunea e corre lungo la cresta, danza sui suoi fianchi.
Dolcemente il sentiero s'affaccia sul bel pianoro su cui sorge il rifugio Auronzo e che scende verso il Cadore. Da lassù si può contemplare un'altra zona molto interessante dal punto di vista paesaggistico e storico: quella del Monte Piana, il vasto museo all'aperto costellata di trincee. Ora che i fucili tacciono, sembra davvero impensabile che proprio qui, al cospetto di tali meraviglie montane, si siano confrontati gli eserciti.
Chissà cosa pensavano le persone, ancor prima d'essere soldati, mentre scavavano gallerie nella dolomia, mentre mettevano mine sotto gli avamposti nemici o mentre sfregiavano i pianori per difendersi e per contrattaccare: la sera, quando le pareti si tingevano di quella particolare sfumatura calda (l'enrosadira, quel fenomeno per cui la maggior parte delle Dolomiti assume un colore rossastro, che passa gradatamente al viola, sopratutto all'alba e al tramonto), pensavano all'assurdità di combattere per dominare?
Ma dominare cosa?
La bellezza non la si può dominare: la bellezza si può solo contemplare e, rispettandola, amare.
Sotto il rifugio Auronzo la città metallica, rappresentata dalle numerose auto a contendersi spazi di sosta pagati cari, si dispiega lungo l'asfalto grigio: è un peccato, anche senza essere ecologisti radicali... ma più che le auto è quello che rappresentano, o meglio che hanno trasportato, in termini di numero di persone che troveremo sul sentiero e non tutti saranno rispettosi.
Comunque è meglio un nastro di asfalto e un parcheggio che un impianto di risalita che contamina il panorama!
Comunque è meglio un nastro di asfalto e un parcheggio che un impianto di risalita che contamina il panorama!
Ci inseriamo anche noi nel flusso dei turisti e saliamo verso la forcella Lavaredo, il più bel punto, a mio parere, per vedere le Tre Cime alzarsi perentorie, fiere.
Il sole, che ci aveva accompagnato lungo l'attraversamento dei Cadini, viene via via nascosto da una nuvolaglia grigia... una specie di nebbia che sembra giungere da chissà dove, quasi come in uno dei libri di Stephen King: il cielo azzurro sopra e questa nebbia che allunga gli artigli a ghermire le solitarie vette, ad avvolgerle per nasconderle rendendole fredde...
... ma il lieto fine è presente e la giornata volge al sereno.
Mi discosto, con altri, dal sentiero principale e percorriamo il sentiero alto, che s'allunga alle pendici ghiaiose del Monte Paterno. I segni del maltempo dell'autunno scorso, che avevamo visto nell'attraversare i boschi durante le precedenti escursioni, qui si manifestano con crolli e tagli che interrompono il sentiero, con presente, in alcuni punti, di passaggi delicati.
Giunti sul piede roccioso del monte, troviamo una delle tante testimonianze della Grande Guerra da cui poter godere di uno scorcio... strafotografato, ma non per questo usurato.
Il pomeriggio via via si consuma, gli escursionisti "di giornata" se ne vanno e noi rimaniamo a goderci il silenzio delle Tre Cime: seppur il rifugio Locatelli sia affollato, l'orizzonte è talmente vasto e magnificente che tutti noi siamo ghiaia nascosta tra le rocce.
Alba
La notte di Luna piena è rimasta nascosta dalle nuvole che si sono accoccolate sul pianoro, avvolgendo tutte le cime, ma all'alba s'erano già diradate, regalando lo spettacolo che ci era mancato e che eravamo venuti a cercare.
La luce cambia continuamente e la roccia si adegua: non ci si stufa di far foto, non ci si stanca mai di osservare queste montagne.
Dopo la foto di gruppo, si parte per completare l'esplorazione della zona... vabbeh, esplorazione è una parola grossa visto che perdersi è davvero incredibile e impossibile.
Transitiamo dietro il Monte Paterno, salendo al Passo Fiscalino... dove incontriamo un simpatico veneto (ci tiene a dircelo, come se non l'avessimo subito capito...) che, avendo tempo a disposizione, gambe in spalla e voglia di rimanere all'aria aperta, era partito da Auronzo senza un'itinerario programmato e fermandosi a dormire nel rifugio dove arrivava, senza prenotarsi. Bello così... un itinerario zingaro!
La conca dietro il Monte Paterno
Ed infine si arriva nuovamente a completare l'anello e ci si ritrova al rifugio Lavaredo. E' domenica, il sentiero è tornato affollato: famigliole, cani al guinzaglio e comitive di ragazzi chiassosi... e turisti orientali silenziosi e in contemplazione rispettosa.
Cosa ne sanno, loro, della notte trascorsa in rifugio con la presenza poderosa delle Tre Cime a farci da sentinella? Cosa ne sanno del silenzio dell'alba che le accarezza?
Noi lo sappiamo e rimarrà un ricordo indelebile.
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