Foto escursione Anello Valbondione e Monte Torena (escursione famigliare)
Come ormai da alcuni anni, sul finire dell'estate, me ne vado in montagna con mio figlio Jacopo Aaron per la nostra escursione: quest'anno la scelta è caduta sull'Alta Valseriana.
Questo anello l'avevo inserito nel programma, ma non essendo andato a buon fine, l'ho percorso in quest'occasione... aggiungendo un pernottamento al rifugio Curò e la salita al Monte Torena 2911 m, cima panoramicissima sulla sottostante Valtellina e sulla conca di Valbondione.
Iniziamo la salita verso il rifugio Coca, posizionando l'auto in modo strategico, più vicina al rientro che alla partenza dell'anello: la scelta, il giorno dopo s'è rivelata oculata.
La conca di Valbondione rimane in ombra fino a giorno inoltrato, per cui partiamo spediti per scaldarci e con il piacere di essere ancora assieme in queste nostre avventure.
Si chiacchiera, fino a zittirsi di colpo quando...
Usciti finalmente dal bosco, che non amiamo, iniziamo a vedere le lontane montagne che chiudono il catino della valle: sopra di noi il rifugio Coca compare a tratti, lo sperone su cui sorge rimane sempre posizionato sulle nostre teste, in lento avvicinamento.
Il rifugio lo troviamo chiuso, sferzato dal vento tanto che ci ripariamo nel locale invernale: fortunatamente siamo sempre autosufficienti il primo giorno di trekking e quindi ci possiamo rifocillare comodamente seduti sulle panche del rifugio invernale... che come sempre, odora di chiuso. All'esterno un fontanile senza indicazioni (potabile? Non controllata?) consente di riempire le nostre borracce di acqua fresca: avendo tutto ripartiamo per la parte impegnativa della giornata: raggiungere il rifugio Curò sule sponde del lago artificiale del Barbellino.
Lasciato il rifugio l'ambiente diventa di alta montagna, con il terreno popolato da un'erba aguzza che resiste strenuamente al vento che la piega, avvolge le pietre e colora i pendii di giallo/verde... l'autunno sembra già prossimo a quest'altezza.
Facciamo un altro incontro... un maestoso incontro!
Il sentiero cambia aspetto, diventando una lunga ferita sul ripido pendio che rotolava a valle, correndo sotto un crinale affilato: da lontano il sentiero appariva lineare, definito anche se appena visibile... da vicino esile e, in alcuni punti, franoso. Le aguzze cime erbose nascondono un'anima rocciosa e proprio su quell'anima scendiamo per guadagnare terreno verso la meta, per entrare nelle anse per poter passare da una all'altra... discendendo e risalendo varie volte.
Dal Passo del Campo vediamo risplendere l'azzurro intenso del lago artificiale del Barbellino e, sul promontorio roccioso, la nostra meta... piccola piccola.
Iniziamo la discesa, un fianco montuoso ci chiude la visuale ma, d'altronde, la direzione è certa e "definita".
Non è così.
Dopo l'ennesima discesa dobbiamo risalire un ghiaione infido, la parete dell'intaglio abbellita da una catena morbida, un passamano sui generis... forse utile in caso di maltempo, ma in quel caso meglio non essere lì.
Eccolo là il lago artificiale in tutto il suo splendore, con il piccolo piccolo lago gemello.
La discesa, finalmente, non riserva sorprese e, stanchi ma molto molto soddisfatti, arriviamo al piccolo laghetto sulle cui sponde facciamo sosta.
Il luogo è davvero grazioso e la curva parete del sovrastante invaso, pur chiudendo l'orizzonte verso le montagne, non è troppo inquietante: non è un'opera colossale, la chiusura completa ciò che la natura sembrava volesse realizzare, ma con i propri tempi... lentamente, durante un futuro dilatato che l'incuria dell'Uomo mette a rischio.
Il sole che accende il cielo uniformemente azzurro acceso definisce ombre nette, ma non c'è più il caldo estivo: settembre è il mese ideale per muoversi lungo i sentieri, unico inconveniente le ore di luce che diventano più corte.
Stanchi e accecati anche dal riverbero del laghetto rilucente, non notiamo, da lontano, delle piccole macchie scure sulla parete della diga.
Solo avvicinandoci scopriamo ciò che realmente sono: stambecchi acrobati!
Non è la prima volta che posso osservarli, ma sono sempre uno spettacolo suggestivo.
Osservo la suola dei miei scarponi altamente tecnici e scuoto la testa: mah, cos'hanno loro in più?
La mattina nasce fredda nella nebbia bassa: le previsioni erano di tempo soleggiato senza se e senza ma... ciò che vediamo fuori dalla finestra però è di tutt'altra natura. Il percorso per giungere al Monte Torena ha diversi step, diversi obiettivi, per cui iniziamo il percorso di avvicinamento senza preoccupazioni di sorta: se la giornata lo consentirà arriveremo in cima.
Fa freddo, il sole rimane per lungo tempo dietro le montagne, le nuvole nebbiose velano e svelano con strategia teatrale, illudendo e deludendo in continuazione... ma è un gioco a tempo e ben presto lasciano l'alta valle per andar a far da tappo più in basso, sopra l'abitato di Valbondione.
Egoisticamente... meglio per noi.
Il sentiero giunge facilmente al lago naturale del Barbellino, ma poi torna a inerpicarsi sul fianco della valle, una riedizione del sentiero percorso il giorno appresso... con tratti rocciosi su cui mettere le mani e molti tratti franosi.
L'erba, arcigna e aguzza, sembra respingerci.
Giunti sul collegamento passo/anticima decidiamo per salire al passo, sferzati dal vento che arriva dalla bassa valle, invidiosa del cielo azzurro che ci guida.
Arriviamo al passo del Serio tra sfasciumi di rocce instabili, scegliendo la via migliore, attraversando depositi di neve invernale, arrancando.
Alle nostra spalle la Valtellina
Le nuvole si chiudono dietro di noi lungo al discesa a valle: il nostro spettacolo termina.
Non abbiamo raggiunto la cima, poco male: le giornate sono state piene, i sentieri impervi ci hanno messo alla prova e neppure la lunga... davvero lunga... discesa a valle ci ha fatto passare la voglia di tornare qui o su altre montagne, su altri sentieri e valli.
Ciò che portiamo via da queste giornate lo si legge sui nostri visi.
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