Foto escursione lungo la Forra del Lupo

Abbiamo un patrimonio culturale, storico e ambientalistico immenso qui in Italia.
La Forra del Lupo racchiude tutte queste caratteristiche con un itinerario non difficile che deve essere percorso lentamente, per non perdere nulla.
La giornata s'era aperta con un cielo azzurro, percorso da innumerevoli strisce bianche lasciate dagli aerei in volo. Quando le osservo mi viene sempre da chiedermi dove stanno andando e se sarei salito anch'io per quel viaggio... ma ieri proprio non ho avuto quei pensieri: quello che mi attendeva, di unico, mi monopolizzava.
La Forra del Lupo era una linea di difesa austriaca del primo conflitto mondiale, quello più difficile da comprendere... un conflitto fatto di attese, di presidio del territorio. E' una trincea stretta a guardia della valle del Terragnolo, durante la salita, e dell'altopiano di Folgaria al suo culmine. Percorsa adesso sembra più un camminamento di guardia e le postazioni che s'aprono sulla valle appaiono punti di osservazione non certo offensive. Lungo la via, ottimamente recuperata, ci sono cartelli che illustrano, con foto dell'epoca, com'era durante il conflitto... non molto differente da come la si trova ora. Risulta invece difficile visualizzare la vita quotidiana, sopratutto quando si arriva a delle località nel bosco, completamente prive di manufatti dell'epoca... nulla che possa essere di aiuto.
Facciamo illazioni, ma non possiamo visualizzare nulla di concreto.










La via, dopo aver percorso il fianco della montagna, discende fortemente, incuneandosi tra le rocce strapiombanti, strisciando quasi a spirale dietro un torrione da cui le postazioni di diverse bocche da fuoco ci fanno comprendere d'essere giunti al cuore della linea difensiva meridionale. Gli spazi sono sempre angusti, sassi e foglie ricoprono il sudore e le sofferenze dei soldati che qui hanno combattuto... e non solo contro i nostri soldati.
Il clima è cambiato, ne siamo tutti consapevoli, e se la giornata di metà aprile era calda e soleggiata, credo che a quel tempo la neve avrebbe ancora ammantato queste altitudini.






Uscendo dal bosco arriviamo sulla cima del Dosso delle Somme dove c'è lui, il Forte omonimo.
Era un opera monumentale, costituita da torrette girevoli armate con cannoni e con una copertura interamente in metallo... cannibalizzata dopo il conflitto. Domina l'altopiano che sale da Folgaria e scende a Passo Coe... un'opera che per quanto ridotta a rudere mantiene ancora intatto l'orgoglio con cui è stato costruito. Ci addentriamo nel suo interno, scendendo prima nei piani interrati fin dove è possibile senza correre pericoli. Anche qui, come nelle trincee del fianco della montagna, gli spazi sono ristretti... freschissimi. Risaliamo e percorriamo i piani superiori, per nulla dissimili da quelli inferiori, ma le emozioni sono comunque forti e dall'alto osserviamo dispiaciuti il cuore ridotto in macerie del forte, quello che ci avrebbe di sicuro aiutato a immedesimarci.
Dall'alto vediamo anche quanto sia sconvolto il territorio tutt'intorno ad esso: i crateri dei proiettili esplosi contro di esso sono davvero numerosi e molto profondi... reclamati ormai da tempo dalla natura che li ha adattati al suo incedere: ben presto il verde brillante dell'erba e i fiori selvatici li ricopriranno, cercando di cancellare l'odio che li ha generati.









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