Foto escursione Monte Cerano: l'arcipelago dei laghi e i biondi crinali

Ultima escursione impegnativa dell'anno, per dislivello e lunghezza. Ho scelto quindi un monte molto panoramico, il Monte Cerano che domina Gravellona Toce come la porta della val d'Ossola, con davanti la magnificenza del lago Maggiore e di tutti gli altri laghi che gli stanno vicino e che compongono un'arcipelago d'acque e non di terre.
Ho scelto questo monte perché volevo che non rimanesse impressa la fatica della salita, ma solo lo stupendo panorama che si poteva vedere da lassù. Già in altre occasioni eravamo saliti su monti da cui vedere estendersi uno o più laghi, osservare la geografia solida, in questo caso liquida, di quello che vedevamo raffigurato sulle cartine: alle volte vedere con i propri occhi la realtà sorprende, come se prima non la si conoscesse: le distanze, poi, in quelle giornate terse e limpide, sembrano davvero come quelle raffigurate sulle mappe, dove pochi centimetri diventano chilometri. Sotto di noi province e regioni diventano un'immagine unica, diventano un'emozione viva.
Il monte è modesto, solo 1700 m, ma il clima mite del lago e il forte vento che spira sempre da queste parti non mi faceva temere di trovare neve, se non tracce residue.
Durante la sosta per la colazione il sole è finalmente sorto e la giornata s'è quindi messa in moto: ci siamo fermati appena dopo Gravellona Toce, la salita ad Arzo è quindi stata breve... mentre il sole prendeva possesso del suo cielo azzurro.
Eravamo partiti molto presto, albeggiava mentre raggiungevamo la nostra destinazione. Seguendo le preziose indicazioni di un abitante del piccolo abitato, ci siamo immessi sul sentiero corretto: il T6 che condivideva il percorso con la Vertical Minarola, il tracciato di una delle tante corse in salita che ultimamente si stanno diffondendo in montagna.
Obbiettivamente mi dispiace quando vedo un'ambiente naturale trasformato a teatro di competizioni: l'ambiente naturale dovrebbe essere apprezzato per quello che è e per le emozioni che sa regalare, non diventare un circuito dove è il tempo impiegato a percorrerlo l'unico motivo per frequentarlo (chissà se i corridori che vi giungono da lontano poi ritornano per vedere con calma quei luoghi o se ci ritornano solo per prossima corsa e non per l'ambiente naturale). 
E' un'occasione persa, ma forse perché non sono competitivo per natura e non guardo mai l'orologio durante le mie uscite in montagna: osservo tutto con attenzione, non conto i minuti.




La giornata è stata decisamente fredda al mattino, ma salendo ci siamo scaldati facilmente: come tutti i tracciati Vertical,  aggrediscono le salite con forza, con decisione per rimanere entro alcuni definiti parametri per cui, senza correre, siamo saliti velocemente. Il sentiero nel bosco era un continuo tappeto di foglie, asciutte per fortuna, che scricchiolavano e ci ostacolavano in modo subdolo, più consistenti della sabbia, ma altrettanto inconsistenti, facevano scivolare all'indietro come sul ghiaccio, nascondendo tratti duri e radici superficiali.
Il mio timore era che, più in alto, nascondessero anche insidiosi tratti ghiacciati: l'avremmo presto scoperto.



Alpe Cech, Alpe Dino e Alpe Colla sono piccoli alpeggi che si incontrano durante la salita: molti altri sono senza nome, ruderi di edifici tipicamente montani fatti con pietre del luogo: purtroppo quelli che sono stati ricostruiti non conservano lo stesso radicamento con la montagna su cui sorgono. 
Sono edifici, gli altri sono testimonianze.






Palina con numerazione del dislivello compiuto, un'indicazione per chi corre e deve amministrare le proprie forze: per noi una divertente distrazione con cui giocare equivocandone il significato tra altimetria e segnalazione. Dislivello, quota finale, quota di partenza e queste segnalazioni venivano mescolate sommandole o sottraendole a seconda della tesi da sostenere: l'abbiamo fatto anche durante la discesa, quando la stanchezza è diventata tanta e l'arrivo rimaneva sempre distante. 
Prima  è stato un gioco, poi è diventato un misericordioso escamotage per mascherare quanto ancora da percorrere. 




Finalmente il Monte Cerano compare integralmente: un dosso liscio senza figura.



Gravellona Toce sulle sponde del Toce appunto, il Monte Montorfano lì in mezzo, il lago di Mergozzo a sinistra, il lago Maggiore davanti con in evidenza la penisola di Verbania.
Salendo avremmo visto altri laghi limitrofi.



Usciti dal bosco il tracciato, invaso dall'erba, è diventato indistinguibile: l'arrivo era certo, il percorso tutto da interpretare. Abbiamo trovato ultima neve residua, ma non ha rappresentato nessun problema e siamo giunti, affaticati, alla meta.



In primo piano le montagne della Val Grande



Dolci e biondi crinali



E poi il fuori programma: un gruppo di appassionati del volo a vela, uno anche con il cagnolino al seguito.







Dalla cima siamo scesi seguendo le indicazioni per compiere un anello di rientro differente dal previsto, invogliati dall'evidente traccia che percorreva il lungo crinale. Purtroppo abbiamo ritrovato la stessa situazione rilevata all'andata: sentiero invaso dall'erba alta, scivolosa per lo più, ma direzione certa: con calma e con tutta l'esperienza maturata in questi anni ce la siamo cavata egregiamente.
La montagna è così: ti ci devi adattare, ma non la devi sottovalutare.





Giunti finalmente nel bosco il sentiero foglioso ci ha aiutato, rendendo la discesa più morbida: le giunture ne hanno beneficiato e abbiamo potuto vedere nuovi scorci di vita montana, anche se passata. Non dev'essere stato semplice vivere quassù, su questi pendii ripidi in mezzo a questi boschi rigogliosi. 




Arrivati con l'alba incombente ritorniamo con l'incombente tramonto: giornata piena, intensa e faticosa. Per alcuni è stato il primo dislivello importante, per altri una riconferma... per tutti una giornata serena da ricordare lontano da quel quotidiano a cui si deve sempre ritornare.
Noi siamo sempre pronti a ripartire, sempre in salita.

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